In questi giorni di crisi fermiamoci davvero, non solo fisicamente ma anche consapevolmente. E usiamo il tempo ritrovato per osservare e ascoltare.
di Laura Lop
Un momento così non ci era ancora capitato e richiede tutto il tatto necessario, come ogni volta che siamo davanti a situazioni che causano sofferenza.
Ci sono molte angolazioni da cui poter vedere una crisi. Io, alla orientale, vorrei vederci almeno un paio di lezioni, quella dell’occasione e quella dell’impermanenza.
Per quanto ci agitiamo, la nostra routine può cambiare in un battito d’ali e allora ci muoviamo tra mille incognite dentro una trama sconosciuta senza scorgere né meta, né durata, ignari della nostra missione più grande: non sprecare nemmeno un attimo di vita.
In questi giorni le notizie che più catturano la mia attenzione riguardano quella quota di pura generosità che è sempre dentro di noi ma che sembra stenti a uscire, quasi vergognandosi, quando i giorni ordinari ci portano a rincorrere il tempo con la sensazione di non arrivare mai.
Uno stato che, per primo, ci ruba il giusto respiro, quel meccanismo riflesso e involontario che è molto di più del muovere aria dentro e fuori ma che sta alla base del nostro equilibrio fisico e psicologico, del sistema nervoso, delle attività del nostro sistema immunitario.
La gran parte di noi vive come un fiume in piena, un continuo affollamento di pensieri, impegni, rimorsi, incombenze, dimenticanze, scadenze, frustrazioni, giudizi, distrazioni. E in tutto questo caos, non sappiamo nemmeno respirare. Lo facciamo dal torace anziché dal diaframma perché così facevano i nostri antenati in situazioni di stress, modalità attacco-fuga, in risposta a una serie di stati d’animo come la paura e l’ansia.
E allora fermiamoci per davvero, non solo fisicamente ma anche consapevolmente, arrendendoci alla necessità di stare fermi, raccolti nelle nostre case, di spegnere un po’ di stimoli. Fermi e soli per sperimentare quanto siamo collegati, quanto siamo disastrati da uno sbagliato modo di consumare il nostro tempo.
Se è ormai più che dimostrato l’effetto funesto delle emozioni negative che scombinano la nostra ritmica del cuore, e non solo, dedichiamoci a seguire tutte quelle notizie che raccontano di essere umani che tirano fuori la parte migliore di sé.
Durante le calamità siamo più portati a praticare la fratellanza, un concetto di collettività che ci unisce in squadre, che supera in potenza la solidarietà. Come dice il detto “l’amicizia culla, la fratellanza scuote”.
Usiamo questo tempo ritrovato per osservare, per ascoltare. Viaggiare da fermi si può.
E anche lavorare da casa non è poi così irraggiungibile come credevamo. Intanto il nostro Pianeta riprende fiato, diminuiscono le emissioni di diossido d’azoto, cala il consumo del petrolio e il fabbisogno dell’acciaio, tornano i delfini in acque solitamente occupate dalle navi.
L’impermanenza, un concetto che descrive come tutto sia in movimento, come tutto sia una manifestazione momentanea e transitoria senza che niente possa definirsi permanente. Così sarà per questa esperienza che stiamo vivendo, così siamo noi, una combinazione in continuo mutamento che smetterà di soffrire nel momento in cui imparerà ad accettare le situazioni così come sono e adattarsi al meglio.
Laura Lo Presti vive sulle colline del Montalbano, circondata dalla Natura e dai suoi gatti. Attivista ambientale per passione, collabora con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (www.rifiutizerocapannori.it) e con Ekoe società cooperativa (www.ekoe.org) per la commercializzazione di stoviglie e imballi ecologici.
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