Un “sì” che arriva dopo un iter travagliato durato quasi due anni. Per garantire la piena applicazione delle norme andranno affrontati alcuni nodi importanti.
di Sandro Angiolini
3 marzo 2024
È di pochissimi giorni fa la notizia che il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la proposta di legge sul ripristino della Natura. Questo dopo un travagliato percorso durato circa due anni e una revisione che molti ambientalisti hanno giudicato “al ribasso” della proposta originaria. Se non ci sono altri intoppi (attualmente non previsti) la legge verrà approvata nella prossima seduta dal Consiglio e diventerà applicabile entro la fine di aprile in tutti gli Stati membri della UE, ognuno dei quali sarà libero di stilare dei programmi per il raggiungimento degli obbiettivi generali fissati.
Cosa dice la legge? Che entro il 2030 occorrerà ridare condizioni di piena naturalità almeno al 20% degli habitat degradati (di terra e/o di mare – tra i quali almeno il 30% delle torbiere prosciugate) e al 90% di essi entro il 2050. La priorità verrà data agli habitat già inclusi nella rete Natura 2000 (in pratica un elenco di aree ad alto livello di biodiversità) e l’essenziale sarà che, una volta recuperati, di questi ambienti sia prevenuto un successivo degrado.
Per il territorio agricolo la legge prevede ora un approccio più “soft”. Si dovrà cioè puntare a migliorare almeno due su tre degli indicatori relativi allo stato della biodiversità: un indice di presenza delle farfalle; uno relativo a paesaggi altamente diversificati e il contenuto di sostanza organica negli strati superficiali di suolo; anche la presenza di uccelli negli habitat agricoli sarà considerata.
Ci sarebbero molte considerazioni da fare rispetto a questa legge, mi limito alle seguenti:
– gli studi della Commissione Europea indicano che l’80% degli habitat naturali versano in condizioni definite “precarie” e che per ogni euro investito nel loro recupero se ne otterranno circa 8 in vari modi (diretti e indiretti);
– la legge prevede anche il miglioramento di una serie di indicatori specifici per gli ecosistemi forestali e riafferma la volontà di piantare tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030 (target francamente difficile per vari motivi, e su cui i dati ci dicono che siamo molto indietro);
– un altro nodo chiave per la piena applicazione della legge, oltre al fatto che i vari Stati membri mettano a punto programmi operativi in linea con i suoi obbiettivi, sarà dato dalla reale disponibilità di risorse finanziarie e umane, che in molti casi dovranno essere formate (esperti, tecnici, manodopera specializzata, etc);
– nel complesso il bicchiere mi sembra più pieno che vuoto, tenuto conto del difficilissimo momento che vivono le politiche e i programmi finalizzati al miglioramento ambientale in Italia e in Europa.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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