Nel borgo medievale in provincia di Siena è in atto il recupero di un’antica varietà di fagiolo autoctono a rischio estinzione.
MURLO (Si) – Quando si parla di specie in via di estinzione il pensiero va di solito agli animali. Ma a rischio di scomparsa ci sono anche tante antiche varietà di frutta e ortaggi, soppiantate senza pietà dall’agricoltura industriale e dalle leggi del mercato. Senonché da alcuni anni in molte parti d’Italia, e anche in Toscana, qualcosa si sta muovendo per salvarle.
Nel territorio di Murlo, antico borgo medievale in provincia di Siena nonché Bandiera Arancione del Touring Club italiano, è in atto il recupero di un’antica varietà di fagiolo autoctono a rischio di estinzione. Si tratta della Fagiola di Venanzio, al femminile.
“Si è conservata fino a oggi grazie alla famiglia Brogi-Burresi che la coltiva da almeno 150 anni nella frazione di Lupompesi – racconta Barbara Anselmi dell’Associazione Culturale di Murlo – Viene chiamata “fagiola” in contrapposizione ad altre varietà di fagiolo di dimensioni maggiori mentre il nome Venanzio fa riferimento a Venanzio Burresi, primo coltivatore conosciuto di questa varietà.”
Riutilizzando i fagioli della raccolta precedente per la semina successiva i semi si sono tramandati per diverse generazioni dai primi decenni dell’Ottocento, dando luogo così alla selezione di una semenza che oggi può essere considerata a tutti gli effetti una varietà del luogo.
Una varietà, però, a elevato rischio di estinzione, vista la dimensione ridotta delle superfici coltivate e l’esiguo numero dei coltivatori. Fino al 2015, infatti, la zona di produzione era limitata esclusivamente ai terreni della famiglia Brogi-Burresi nella frazione di Lupompesi. Sono stati poi ceduti piccoli quantitativi di semi all’Università di Firenze (Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente) per la caratterizzazione e ad alcuni coltivatori amatoriali, sempre sul territorio di Murlo.
Alcuni semi sono stati acquisiti anche dall’Associazione Culturale di Murlo che in collaborazione con il Comune e con alcuni volontari ha avviato un campo sperimentale a Murlo castello. Da qui una maggiore disponibilità di semi che oggi vengono richiesti anche da alcune aziende agricole della zona.
Un po’ per volta e non senza difficoltà, grazie alla collaborazione e all’interesse della comunità locale, l’opera di salvaguardia e valorizzazione di questo legume tipico sta sempre più crescendo: “A fine 2017 la varietà è stata iscritta nel Repertorio regionale delle razze e varietà locali dalla Regione Toscana con questo nome ed è entrata tra i prodotti dell’Arca del Gusto di Slowfood” spiega Barbara Anselmi.
La Fagiola di Venanzio è caratterizzata da fiori e seme bianchi con dimensione piuttosto piccola. Il baccello non presenta il filo ed è lungo (escluso lo stilo) tra i 9 e 13 centimetri. La buccia sottile lo rende un fagiolo molto digeribile. Viene ancora oggi prodotta prevalentemente per autoconsumo, nonostante le richieste stiano aumentando sempre più. “Questo nuovo interesse ovviamente ci fa piacere e speriamo di poter allargare la produzione e far conoscere sempre più questa specialità, senza però snaturarla e allontanarla dalla sua zona di produzione nativa, per conservare il senso di quello che stiamo facendo.”
Fonte: www.bandierearancioni.it
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