Qualche considerazione a caldo su quei ministeri – e relativi ministri – che dovranno occuparsi più da vicino di questioni ambientali.
di Sandro Angiolini
La notizia della settimana è senz’altro il varo del nuovo Governo della Repubblica (mi sembra che sia il 67° in 75 anni… un po’ tanti). Senza entrare nel merito di come è stato varato, la mia attenzione va soprattutto a quei ministeri – e relativi ministri, che dovranno occuparsi più da vicino di questioni ambientali.
Cominciamo con Roberto Cingolani, nuovo ministro dell’Ambiente e della Transizione ecologica. Milanese di nascita, laureatosi a Bari e genovese d’adozione, è un fisico di levatura internazionale che ha diretto per vari anni un importante istituto di ricerca applicata prima di passare a dirigere il settore innovazione in una grande impresa pubblica (Leonardo).
Passiamo a Enrico Giovannini, neo ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture (è anche l’unico che ho conosciuto personalmente). Romano, nella sua lunga carriera è stato ai vertici dell’OCSE (l’organizzazione dei Paesi più sviluppati al mondo), presidente dell’Istat e per 10 mesi ministro del Lavoro nel governo Letta. Nel 2016 ha contribuito a fondare l’ASviS, l’Alleanza dello Sviluppo sostenibile, di cui è portavoce (asvis.it)
C’è poi Vittorio Colao, a cui è stato affidato il ruolo di ministro della Transizione Digitale. Ex-manager di Vodafone Europa, era stato chiamato nell’aprile 2020 a guidare la squadra di esperti che redasse il piano per rilanciare l’economia post-Covid (piano poi ignorato dal governo Conte – due). Lo includo tra i ministeri più importanti per l’ambiente perché di fatto l’innovazione digitale avrà impatti trasversali.
Chiudiamo con Stefano Patuanelli, nuovo ministro all’Agricoltura e Foreste. E’ l’unico politico del lotto (Movimento 5S), già ministro dello Sviluppo economico nel precedente governo Conte. Triestino, ha una laurea a pieni voti in ingegneria edile.
Impressione generale: sono persone qualificate con doti ed esperienza manageriale importanti (forse con l’unica eccezione di Patuanelli, che l’ha maturata solo nel settore pubblico, e per un periodo breve). Giovannini è probabilmente dei quattro il più competente (e sensibile) in tema di sviluppo sostenibile, e questo fa ben sperare, in generale, su un passaggio di attenzione dalle ruote ai binari.
E c’è molta attenzione ai temi dell’innovazione tecnologica. Da un lato è un fatto positivo, ma attenzione: personalmente ritengo che illudersi di risolvere i problemi ambientali basandosi solo su questo aspetto sia pericoloso. Occorrono anche innovazione sociale e capacità dialettiche forti per trovare soluzioni (e compromessi) su questioni molto delicate (es. Ilva di Taranto).
Alla fine dipenderà molto da Draghi il voler far lavorare ben coordinati questi quattro ministeri per raggiungere gli obbiettivi di sviluppo sostenibile che l’Europa, il mondo, e anche noi Italiani desideriamo.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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