Opinioni

Un terzo dei toscani è in sovrappeso: forse anche la politica non fa abbastanza

cibo-spazzatura

Il costo sociale e sanitario di un’alimentazione errata è molto elevato e chi governa potrebbe fare di più per renderne i cittadini consapevoli.

 

di Marcello Bartoli
20 agosto 2024

Secondo alcuni dati emersi in occasione dell’assemblea regionale di Coldiretti Toscana che si è svolta a Firenze a fine luglio, il costo sociale e sanitario del sovrappeso causato da un regime alimentare sbagliato e da una vita sedentaria ammonterebbe a circa 289 euro a testa di tasse all’anno.
Una “malattia” con cui convivono tre toscani su dieci (33,8%) con il 24,9% in sovrappeso e l’8,9% obeso e che non risparmia i bambini: uno su quattro (24%) ha problemi di peso. Tra le conseguenze c’è la dimunizione delle aspettative medie di vita di circa dieci anni.

La dieta mediterranea, la conoscenza della provenienza dei prodotti e la trasparenza delle etichette possono rappresentare un potentissimo strumento per prevenire molte malattie non trasmissibili come il diabete, le malattie cardiovascolari, intestinali, neurologiche e i tumori allungando il nostro orizzonte di vita.
Bisogna però fare i conti con le multinazionali del cibo ultra processato e cellulare che, secondo Coldiretti, stanno tentando di sostituire pane, pasta, frutta, legumi, cereali, olio extravergine di oliva, carne e pesce, prodotti agricoli sani e bilanciati con cibi industriali, indistinti, ultra processati e addirittura artificiali.

Nei mesi scorsi Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, ha chiesto che l’educazione alimentare diventi insegnamento obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado: “I giovani, in particolare, sono destinatari di un’offerta alimentare omologata, opulenta e consumistica, che favorisce un rapporto casuale e distratto col cibo e provoca una diffusione sempre più preoccupante di disturbi dei comportamenti alimentari. “Col cibo si educa, col cibo si cambia” è lo slogan della campagna che ha l’obiettivo di raccogliere un milione di firme da inviare a Palazzo Chigi. L’appello in formato integrale

Considerato che i consumatori avrebbero tutto il diritto di acquistare prodotti salubri, o almeno non dannosi alla salute, l’augurio è che anche il Parlamento europeo possa cambiare rotta circa le norme che regolano l’uso dei pesticidi in agricoltura, visto il secco no arrivato da Strasburgo il 22 novembre scorso al loro taglio del 50% entro il 2030. L’esito della votazione sul regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) vanifica gli obiettivi del Green Deal, delle strategie From farm to fork e Biodiversity 2030, vale a dire le politiche di sostenibilità predicate negli ultimi anni.

Da pochi giorni è stata pubblicata invece sul sito della Camera dei Deputati la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia, presentata lo scorso inverno dalle associazioni Greenpeace Italia, Isde – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e Wwf Italia.  A sottoscrivere il testo sono stati finora 21 parlamentari provenienti da cinque gruppi politici (Noi Moderati, PD, AVS, M5S e FI) e ora i promotori si augurano che la proposta venga calendarizzata per la discussione.

Sullo sfondo restano al momento inconciliabili gli interessi del marketing e di chi produce cibo inseguendo unicamente il profitto con il diritto dei consumatori di avere accesso a cibo ‘sano, pulito e giusto’, per dirla con Slow Food. La politica può giocare un ruolo fondamentale, sempre che non si pieghi anch’essa alle sirene del denaro e delle speculazioni.