Illustrati presso Coldiretti i primi risultati sui metodi biologici di contrasto alla “sputacchina”, il vettore del batterio. I risultati più incoraggianti con il fungo Beauveria bassiana.
PISA – Presentare i primi risultati delle ricerche sui metodi biologici di contrasto alla Xylella fastidiosa. A questo scopo la task force europea del progetto triennale LIFE-Resilience – che studia pratiche agricole sostenibili per prevenire la diffusione del batterio nelle coltivazioni intensive di olivi e mandorli – si è riunita questa mattina nella sede di Coldiretti Pisa.
Le indagini sono condotte dal gruppo di ricerca coordinato da Claudio Cantini dell’Istituto di Biotecnologie del CNR negli oliveti dell’azienda agricola sperimentale del CNR Santa Paolina (Follonica), in un oliveto privato a Marina di Grosseto e nell’oliveto del partner del progetto SALOV a Pisa (presso l’azienda agricola “La Traversagna” a Vecchiano).
Le ricerche si sono concentrate sui metodi di contrasto al principale vettore del batterio negli oliveti pugliesi, ovvero il Philaenus spumarius, comunemente chiamato “sputacchina”, un insetto della famiglia Aphrophoridae che si nutre di linfa. Come prima cosa è stato fatto un campionamento per misurare l’entità della popolazione; in seguito i ricercatori hanno deciso di testare alcuni prodotti ammessi in agricoltura biologica per contrastare lo sviluppo e la diffusione di questo insetto.
Lo scopo dell’esperimento era capire con quali sostanze fosse possibile bloccare lo sviluppo delle forme giovanili, contribuendo a sopprimere almeno in parte le popolazioni di Philaenus spumarius. L’obiettivo finale: mettere a punto una strategia di controllo biologico a basso impatto che possa essere applicata estensivamente dagli olivicoltori.
«Dopo aver fatto una stima delle popolazioni dell’insetto negli oliveti – spiega Claudio Cantini del CNR – abbiamo testato una serie di strategie di controllo, in particolare alcuni prodotti ammessi in agricoltura biologica come il fungo Beauveria bassiana, il sapone potassico, lo zolfo e il piretro, per ridurre la popolazione di larve nell’oliveto dell’Azienda Agricola Santa Paolina del CNR a Follonica. I risultati dell’esperimento hanno dimostrato che il prodotto a base di Beauveria bassiana è stato quello con efficacia maggiore, causando una diminuzione del 54% del numero di spumine totali trattate, dell’82% del numero delle larve totali contate e una riduzione del 67% del numero medio di larve per spumina».
Il fungo agisce penetrando la cuticola degli insetti e producendo tossine al loro interno. Ha bisogno dell’umidità per germogliare, quindi il microhabitat della schiuma prodotta dalle larve è probabilmente un buon substrato per la sua proliferazione.
«I nostri risultati – conclude Cantini – ci fanno supporre che questo fungo potrebbe essere uno strumento utile per controllare la densità della popolazione di Philaenus spumarius negli uliveti. E i dati in nostro possesso sono una buona base per poter imbastire un esperimento su larga scala in campo per il prossimo anno».
«Sono dati incoraggianti, ma è bene tenere i piedi per terra» commenta Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana e del Consorzio Oli Toscani Igp. «Crediamo che la strada da percorrere sia comunque quella della prevenzione, delle buone pratiche agronomiche e soprattutto del monitoraggio del materiale vivaistico importato sui nostri territori, fondamentale per limitare ulteriormente la diffusione di questa e di altre patologie».
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