L’agenzia: “La qualità delle acque superficiali influenzata dai contaminanti chimici del settore tessile”. Trovati mercurio, tributilstagno e Pfos. Ma c’è anche il Glifosate.
di Gabriella Congedo
PRATO – Se Pistoia piange, Prato non ride. E se là ci sono i vivai, qui ad inquinare i fiumi provvedono le aziende tessili. Appaiono sconfortanti i dati del monitoraggio dei corsi d’acqua del comprensorio pratese – effettuato da ARPAT – relativi al triennio 2016 – 2018.
Per quanto riguarda il metodo, l’agenzia regionale ha individuato e analizzato 14 “corpi idrici”, che possono essere un intero torrente oppure, nel caso dei fiumi più grandi, una porzione di un corso d’acqua, e ne ha valutato la qualità sulla base di due parametri: lo stato ecologico (cioè la presenza e la qualità delle forme di vita) e quello chimico. La stella polare è la Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE che impone il raggiungimento dello stato di Buono entro il 2021.
Una nota diffusa dall’agenzia punta i riflettori sui due corsi d’acqua principali, il Bisenzio e il torrente Ombrone. Che solo nei tratti più a monte riescono a raggiungere l’obiettivo di qualità ecologica di Buono “che attesta – spiega ARPAT – condizioni ambientali ancora in grado di ospitare comunità viventi ben diversificate con alterazioni solo parziali nella composizione e abbondanza delle specie”.
Altrettanto non si può dire per lo stato chimico. Nessuno dei corsi d’acqua monitorati nel comprensorio pratese ottiene lo stato di “buono”. Una situazione assai peggiore rispetto alla media regionale che vede classificati con “buono” circa il 63% dei corsi d’acqua toscani.
Gli inquinanti responsabili dell’inquinamento sono gli stessi sia nel Bisenzio che nell’Ombrone: soprattutto mercurio, tributilstagno e acido perfluoroottansolfonico (PFOS). Il mercurio si trova anche in altri fiumi toscani mentre il tributilstagno e il PFOS sono legati alla presenza delle industrie tessili.
Il tributilstagno, impiegato di solito nelle vernici per barche, è presente come antifungino anche nei tappeti e nei materiali tessili per cui, spiega l’agenzia, “la sua presenza potrebbe essere legata a processi produttivi che nel comprensorio pratese trattano materiali soprattutto di provenienza estera”.
I composti perfluorurati, e tra questi il PFOS che è stato trovato nel Bisenzio e nell’Ombrone, oltre che per le superfici antiaderenti delle padelle sono usati dall’industria tessile come impermeabilizzanti per l’abbigliamento sportivo.
E tanto per non farsi mancare nulla, tra gli inquinanti trovati in entrambi i fiumi ARPAT segnala anche l’erbicida Glifosate e il suo metabolita AMPA in concentrazioni superiori allo standard di qualità ambientale.
La classificazione della qualità chimica delle acque, in questo caso “non buona” per tutti i fiumi del pratese viene determinata, come spiega Arpat, dalla componente che ottiene la classificazione più bassa. Ma questo non migliora la situazione. Gli obiettivi fissati dalla Direttiva europea e soprattutto il sacrosanto diritto di vivere in un ambiente sano non infestato da sostanze chimiche appaiono mete ancora lontane.
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