Il presidente di Italian Horse Protection: “ Queste manifestazioni non sono degne di una società civile e matura come quella toscana”.
di Gabriella Congedo
TORRITA DI SIENA (Si) – “Fermate la corsa dei somari”. Con quest’appello la onlus Italian Horse Protection si rivolge al Comune di Torrita di Siena e agli organizzatori dell’evento. Dopo due anni di stop dovuti alla pandemia, infatti, domenica 29 maggio ritorna il Palio dei Somari, organizzato come evento conclusivo di otto giorni di festa delle contrade.
Si tratta di una delle tante manifestazioni di sapore medievale che si tengono in vari borghi su e giù per lo Stivale nella bella stagione. E dove non di rado accanto a mostre di arti e mestieri, spettacoli di acrobati e saltimbanchi e cortei di sbandieratori compaiono a guisa di gran finale, appunto, le corse con animali.
La domanda è: non ci si può divertire in altro modo senza stressare delle povere bestie? Tanto più che la maggior parte di questi “palii” fra contrade che prevedono l’uso di animali sono un’invenzione recente e con la tradizione medievale del borgo in questione hanno poco o nulla a che fare. Quello di Torrita di Siena, per esempio, è iniziato nel 1966.
“Nel 2022 sarebbe giunto il momento di scollegare il concetto di festa popolare dall’uso degli animali” dice il presidente di Italian Horse Protection Sonny Richichi. “Sfruttare gli animali, agire contro la loro volontà e farli soffrire per il divertimento degli esseri umani deve essere considerato un retaggio del passato: gli animali non si divertono a fare le gare. Queste manifestazioni non sono degne di una società civile e matura come quella toscana”.
La richiesta è di sostituire la corsa degli asini con attività che non contemplino l’uso di animali, come hanno già fatto Lodi, Pavia, Mola di Bari, Castelfiorentino e altri Comuni italiani che hanno scelto di non sfruttare animali durante le celebrazioni civili e religiose.
Richichi infine si rivolge direttamente al presidente della Regione Eugenio Giani affinché si impegni durante il suo mandato “a favorire un cambiamento culturale e normativo in grado di adeguare le manifestazioni popolari al tempo presente e alle mutate sensibilità di un numero sempre crescente di cittadini”. Sarebbe anche l’ora.
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