Elemento caratteristico del paesaggio agricolo toscano, giocano un ruolo decisivo nel contenimento del rischio idrogeologico. Per la loro tutela, necessario un approccio integrato.
REDAZIONE
FIRENZE – I sistemi terrazzati, elemento caratteristico del paesaggio agricolo toscano e importante fattore di contenimento del rischio idrogeologico, sono stati al centro di un convegno che si è tenuto il 16 marzo nell’Auditorium del Consiglio regionale Toscana e che ha focalizzato l’importanza e la portata innovativa della nuova normativa regionale in ambito paesaggistico anche per la tutela di questi sistemi peculiari.
Vi hanno partecipato gli assessori regionali Vincenzo Ceccarelli (urbanistica) e Marco Remaschi (agricoltura), insieme al prof. Mauro Agnoletti, docente dell’Università di Firenze e presidente dell’Osservatorio regionale sul paesaggio, che ha presentato uno studio proprio sul sistema dei terrazzamenti in Toscana.
“I sistemi terrazzati in Toscana – ha spiegato l’assessore Ceccarelli – rappresentano una caratteristica distintiva del nostro territorio che ha profonde radici storiche e deve essere fortemente tutelata, anche perché in molti casi, specialmente nelle aree interne, il loro stato di conservazione è precario. Per il loro recupero credo sia essenziale far fronte allo spopolamento delle aree rurali, incentivare il nuovo interesse dei giovani per l’agricoltura e riconoscere le attività agricole come essenziali e polifunzionali, esattamente come fanno la nuova legge urbanistica 65/2014 e il Progetto integrato territoriale”.
In Toscana sono presenti 9.000 km di terrazzamenti, distribuiti in tutte le province e in contesti molto diversi, a dimostrazione, una volta di più, di come l’agricoltura toscana esista in funzione della qualità dei suoi prodotti, ma anche del paesaggio nel quale vengono coltivati. Questi terrazzamenti non solo permettono di mantenere un’attività agricola in molte aree collinari e montane, ma giocano un ruolo decisivo nella riduzione del rischio idrogeologico.
Ma cosa si può fare concretamente per mantenere questi sistemi? Secondo Remaschi occorre innanzitutto abbinare agli strumenti conoscitivi, come lo studio presentato al convegno, un approccio integrato tra i settori competenti: non a caso, ha spiegato, in Toscana la legge del paesaggio è nata grazie alla collaborazione fra settori come l’urbanistica e l’agricoltura.
Anche il prof. Mauro Agnoletti ha sottolineato l’importanza di andare oltre il consueto modo di pensare la tutela del paesaggio come qualcosa di statico: “Il piano paesaggistico regionale – ha detto – da una parte ha messo in atto un sistema di tutele necessario per garantire la conservazione del paesaggio toscano, mentre dall’altra si è aperto a una collaborazione con i settori produttivi per far sì che da una semplice ‘tutela’ si passi anche all’indicazione di strategie economiche che possano consentire alle attività produttive di svolgere la loro attività ma al tempo stesso contribuire positivamente alla conservazione del paesaggio e dei valori che il Pit tutela”.
“Non è prevista nessuna deregolamentazione – ha precisato Agnoletti – ma sono stimolate collaborazioni e la ricerca di strategie condivise per far in modo che programmazione regionale e attività economiche, in questo caso agricole, condividano gli scopi, ad esempio quello della tutela e del ripristino del sistema dei terrazzamenti”.
Fonte: Regione Toscana
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