Il progetto PIT finanziato dalla Regione vede impegnati l’Ateneo di Pisa, l’Università di Siena e l’Ente Parco Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli.
PISA – L’uso dei droni in agricoltura è in fase di sperimentazione in molti Paesi e potrebbe diventare di grande aiuto ai produttori per controllare la salute e la qualità delle coltivazioni, lo stato dei nutrienti e dei parassiti, le malattie di stagione o per gestire meglio i quantitativi di acqua necessari.
I droni sarebbero anche in grado di calcolare produzione e resa dei campi, aiutare nella creazione di video per la promozione e ridurre al minimo gli impatti negativi delle attività agricole sulla qualità ambientale. Grazie alla programmazione personalizzata volano rapidamente verso posizioni esatte riuscendo a trattare le aree bersaglio con precisione impareggiabile con meno sbagli, meno sprechi, meno perdite.
Di questo si occupa in Toscana il progetto PIT (Progetto Integrato Territoriale) Dalla fascia pedemontana al mare, che vede impegnato in prima linea il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa diretto da Marcello Mele.
Sotto la responsabilità del ricercatore Nicola Silvestri, un team interdisciplinare sta conducendo una serie di attività sperimentali per valutare e applicare i dati telerilevati in agricoltura. Collaborano con il gruppo il Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Ateneo pisano e il Centro di Geo-Tecnologie dell’Università di Siena.
Finanziato dalla Regione Toscana su fondi europei del Piano di Sviluppo Rurale e coordinato dall’Ente Parco Regionale Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, il progetto ha durata biennale e prevede l’uso di droni con voli programmati in relazione allo sviluppo delle colture.
L’obiettivo è quello di riuscire a definire parametri specifici per l’individuazione di malattie e infestazioni di malerbe analizzando le immagini catturate dai droni a diverse lunghezze d’onda (visibile, infrarosso vicino e termico, sensori multi- e iper-spettrali) e confrontandole con le osservazioni effettuate a terra mediante l’utilizzo di sensori analoghi.
La possibilità di confrontare i rilievi effettuati al suolo e le immagini catturate in volo consentirà di individuare sul nascere eventuali problemi permettendo all’agricoltore di intervenire precocemente per ridurre l’entità del danno.
L”impiego dei droni nella gestione dell’azienda agraria può rivelarsi utile anche in altri modi, spiegano i ricercatori: ad esempio per monitorare l’effettivo sviluppo delle coltivazioni e controllare la diffusione di specie aliene (sia che piante che agenti parassitari).
Il servizio di diagnosi precoce, una volta messo a punto, potrà dunque essere messo a disposizione delle aziende. Ma per molti ambientalisti restano dubbi sull’uso improprio di queste tecnologie che potrebbero essere usate per propagare fitofarmaci e pesticidi su coltivazioni intensive in aree poco accessibili grazie all’uso del 5G.
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