È iniziato il periodo di prova del Carbon Border Adjustment Mechanism. Obiettivo: imporre a chi produce fuori dall’Europa standard rispettosi dell’ambiente.
di Sandro Angiolini
15 ottobre 2023
È difficile trovare la concentrazione per commentare notizie di carattere prettamente ambientale quando nel mondo si vivono grandi drammi che provocano sofferenze incommensurabili, ma ci provo ugualmente.
La notizia che ho scelto viene dall’Europa, ma riguarda chi produce fuori da essa. Mi spiego meglio: dal 1°ottobre è entrato in vigore un “periodo di prova” in cui le ditte che importano prodotti come cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, ma anche elettricità e idrogeno, dovranno rendicontare all’Unione Europea una serie di dati relativi alle emissioni di gas serra collegate alla loro produzione nel Paese d’origine.
Tutto questo per farli preparare al pagamento di una tassa, dal gennaio 2026, proporzionale alla differenza tra il livello di emissioni registrato extra-Europa e quello medio realizzato all’interno di essa per vendere lo stesso prodotto. La tassa possiede un acronimo impossibile (CBAM – Carbon Border Adjustment Mechanism) ma rappresenta uno dei principali strumenti per raggiungere gli obbiettivi della UE contro il cambiamento climatico a livello mondiale.
La logica è chiara: io Europa sono aperta al commercio ma chiedo che i prodotti che mi arrivano siano sempre più rispettosi dell’ambiente; quelli che non lo sono devono pagare una tassa, così è più probabile che ne migliorino i processi produttivi.
Dovrebbero esserne contenti anche (e soprattutto) i sindacati e gli industriali del nostro continente, che in passato si sono spesso lamentati della concorrenza sleale realizzata da Paesi in via di sviluppo dove certi beni vengono prodotti senza curarsi dell’ambiente e/o dell’impiego di manodopera minorile.
Insomma: “delocalizzare” fuori Europa sarà sempre meno conveniente, perlomeno per i settori interessati da questa misura.
Tutto ok quindi? Sembrerebbe di sì in questo caso, ma non posso fare a meno di ricordare che, negli ultimi mesi, sta montando a vari livelli un pericoloso vento che soffia contro i sostenitori della transizione ecologica e delle soluzioni più “verdi” disponibili per affrontare una vasta serie di sfide. C’è che chi mette in dubbio il cambiamento climatico, chi esagera i costi legati agli adeguamenti tecnici necessari per ridurre le emissioni, chi sostiene che tanto ogni sforzo è inutile. Ecco, io continuo a sperare che, anche con sane argomentazioni, il vento non diventi tempesta…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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