I pini sembrano ormai la causa di ogni male. E allora si è costretti a indossare i panni degli ambientalisti anche se non dovrebbe essercene alcun bisogno.
di Donatella Mercatelli, referente Gruppo di Intervento Giuridico (GrIG), Toscana
15 marzo 2024
SIENA – Non voglio essere chiamata “ambientalista” come se difendessi qualcosa di esterno, di diverso, di alieno: dove viviamo tutti se non nello stesso ambiente? Forse c’è qualcuno che vive in un ambiente differente e di questo ne può fare a meno? Eppure ai nostri tempi ci dobbiamo dividere tra ambientalisti e quelli che li considerano con distacco, per non dire con rancore.
Sono nata tra i boschi e le campagne delle dolci colline senesi, troppi anni fa ormai; non sapevo di essere ambientalista, nessuno della mia famiglia aveva mai sentito questa parola eppure questo ambiente era una cosa sola con noi.
Quando ero bambina ho imparato senza accorgermene il rispetto per tutto quello che avevo intorno a me e un albero non si poteva tagliare a meno che non fosse seccato oppure se serviva per i pali delle viti o per il pollaio o per il palo della vanga o della zappa. Ma un abete, un cipresso, un pino, no, non si potevano tagliare mai: “Ci vuole il permesso del Guardia” dicevano i grandi.
Un mondo lontano, diverso? Sì, tutto un altro mondo, appunto, un altro modo di rispettare gli alberi. Non c’erano “questi ambientalisti” perché non ce n’era alcun bisogno.
Gli amministratori di una città, il sindaco, eletto quale suo primo cittadino, hanno il dovere di badare a tutto quello che è il bene pubblico e, tra queste ricchezze pubbliche, ci sono gli alberi della città. La legge 10/2013, legge vigente dello Stato, a firma del presidente Giorgio Napolitano, tutela il Verde pubblico e detta le norme per il suo sviluppo, istituisce la Giornata nazionale dell’Albero, il Censimento degli Alberi cittadini e ogni sindaco deve rendere conto del bilancio positivo alla fine del suo mandato; istituisce le regole perché alberi di particolare pregio naturalistico o storico vengano inseriti nell’elenco degli Alberi Monumentali al quale contribuiscono i cittadini stessi che li segnalano, i Comuni, le Regioni e i Carabinieri Forestale.
Questa splendida legge vigente in Italia sembra divenuta obsoleta e nessuno vi mette più mano, non solo, ma direi che viene applicata al contrario: l’albero, questo amico indispensabile per la vita sulla Terra, spesso è perseguitato dall’uomo come il suo nemico peggiore. Così i grandi alberi in città non ci devono più stare, nelle piazze, lungo i fiumi e così nemmeno lungo le strade.
In modo particolare i pini causano ogni sorta di male, sporcano coi loro aghi, con le radici sollevano il manto stradale e sconquassano i marciapiedi, crollano addosso ad auto e a persone. In un mondo devastato da guerre e violenze, da carestie e siccità, da sopraffazioni e intolleranze il primo male assoluto per l’uomo sembrano essere i pini.
Non c’è stato niente da fare, nemmeno la pioggia battente ha fermato il cantiere comunale per abbattere i pini nella strada Massetana di Siena la mattina di lunedì 11 marzo 2024. Nemmeno il periodo di nidificazione protetto dalla direttiva europea attuata con legge statale 157/92 e regionale 30/2015 ha fermato le motoseghe.
Qual è il motivo di tanta urgente necessità per il bene dei cittadini? È il rifacimento del manto stradale il cui asfalto si è sollevato per le radici dei pini; 39 pini in tutto c’erano rimasti ad oggi, viventi, lungo la strada Massetana, un filare di 9 da un lato e 30, disposti in 3 filari successivi, dall’altro; con le loro targhette numerate, censiti dalla loro città.
Ma non sono solo le loro radici a fare danno, tutti i pini sono stati dichiarati pericolosi, nessuno escluso: i pini, il pericolo numero uno per ogni persona che passa da là. Solo alcune grandi acacie della strada sono secche, sono 16 e verranno tutte tagliate.
La strada Massetana, che in sinuose curve panoramiche sale dalla Colonna Leopoldina fino alle antiche mura arrivando alla Porta di San Marco, è tutelata dal vincolo storico-culturale e paesaggistico, di cui fanno parte i pregevoli palazzi da cui è fiancheggiata e i pini che la adornano e che avrebbero meritato tutto quel riconoscimento che invece gli amministratori del bene pubblico di Siena hanno loro negato.
Ecco allora che devo per forza riprendermi quella definizione che mi sono tolta all’inizio della mia riflessione; devo ritornare a essere ambientalista poiché gli amministratori di Siena non amano gli alberi, in modo particolare i pini. Allora tocca a persone come me chiamarsi per forza ambientalisti e caricarsi di questa parte ingrata per difendere l’ambiente che è di tutti; cercare di ricordare ad amministratori e autorità i valori paesaggistici e storico culturali della loro splendida città e i bisogni di salute dei loro cittadini che sono indissolubilmente legati ai grandi alberi cittadini esistenti che devono essere salvati perché i loro benefici non potranno in alcun modo essere sostituiti da alberi nuovi che avranno bisogno di anni per crescere.
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