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Sull’isola di Giannutri troppe api domestiche e quelle selvatiche sono quasi scomparse

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La competizione tra api da miele e api selvatiche è il focus di una ricerca condotta negli ultimi quattro anni sull’isola dalle università di Firenze e Pisa.

 

Redazione
21 marzo 2025

ISOLA DI GIANNUTRI (Gr) – Negli ultimi anni sta crescendo il sospetto che anche le api da miele gestite dall’uomo possano contribuire al declino delle api selvatiche monopolizzando le risorse floreali. Un fenomeno che dovrebbe destare preoccupazione visto che dall’azione delle api dipende il funzionamento degli ecosistemi e la realizzazione di molti prodotti agricoli. La competizione tra api da miele e api selvatiche è proprio il focus della ricerca condotta in sinergia tra le Università di Firenze e quella di Pisa, condotta negli ultimi quattro anni sull’isola di Giannutri.

Il declino degli impollinatori è dovuto a molteplici fattori di natura umana: la distruzione degli habitat, lo sfruttamento degli ambienti, l’uso di pesticidi, i cambiamenti climatici e la diffusione di specie aliene e invasive. Quando parliamo di api quasi tutti pensiamo alle api da miele. In realtà solo in Italia esistono oltre mille specie di api che svolgono ruoli cruciali negli ecosistemi pur non producendo miele.

“Nel nostro studio – racconta lo zoologo Leonardo Dapporto, referente scientifico della ricerca per l’Università di Firenze – abbiamo utilizzato l’intera isola di Giannutri, dove l’ape mellifera non è presente allo stato selvatico, come un laboratorio a cielo aperto per valutare un possibile effetto negativo di una grande densità di api da miele, gestite dagli apicoltori, sulle api selvatiche che costituiscono parte fondamentale degli impollinatori naturali dell’isola”.

Alle api da miele è stato impedito temporaneamente di raccogliere risorse nell’isola per alcune ore in alcuni giorni chiudendo le uscite delle arnie in accordo con gli apicoltori. Quest’assenza ha prodotto un rapido aumento delle risorse disponibili per le api selvatiche, ossia polline e nettare, inducendo gli insetti a modificare il loro comportamento in modo da assumere più risorse in un tempo più breve. Senza competizione le api selvatiche sono diventate più attive nel cercare il cibo spiega il ricercatore Lorenzo Pasquali hanno trascorso più tempo sui fiori a succhiare il nettare e impiegato meno tempo a prendere il polline con polline e nettare sui fiori che sono aumentati rispettivamente del 50% e del 30%“.

L’effetto delle api da miele così misurato potrebbe verosimilmente essere la causa del forte declino degli impollinatori selvatici osservato negli ultimi 4 anni. Si parla di un calo dell’80%, quasi un’estinzione. In base a questi dati il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non confermare le autorizzazioni per condurre l’apicoltura sull’isola di Giannutri. I ricercatori fiorentini e pisani sono già tornati sull’isola per osservare se, nel lungo periodo, l’assenza di api da miele gestite si tradurrà in un incremento delle altre specie di apoidei impollinatori.

“Questo non significa però che l’apicoltura debba essere bandita ovunque per conservare la biodiversità – conclude Elisa Monterastelli, esperta di api selvatiche – ma che gli apicoltori sono rimasti gli ultimi ‘custodi’ dell’ape da miele in quanto questa specie è praticamente sparita allo stato selvatico. Il contesto dell’isola di Giannutri è molto particolare, qui l’ape da miele probabilmente non può sopravvivere allo stato selvatico e gli effetti drastici della sua presenza trovati su quest’isola non si verificano con tutta probabilità negli ambienti di terraferma”.

Campionamento. (Foto da Università di Firenze)
Campionamento. (Foto Università di Firenze)