Apuane Libere denuncia: “Ennesimo geosito sacrificato sull’altare dell’incompetenza”. E chiede commissariamento vertici dell’Ente Parco.
di Iacopo Ricci
STAZZEMA (Lu) – Centinaia di faggi secolari abbattuti, un geosito di origine glaciale devastato, molte delle falde acquifere che alimentano la torbiera di Fociomboli compromesse; tutto questo per allargare una strada forestale. È quanto denuncia l’organizzazione di volontariato Apuane Libere che ha presentato alle autorità competenti in materia ambientale, incluso il ministro della Transizione Ecologica, un dossier sullo scempio che, dalle segnalazioni dei suoi attivisti, si starebbe consumando in un’area protetta nel territorio del Comune di Stazzema.
Il sito di cui si parla, spiega l’associazione, è una conca di origine glaciale alle pendici del monte Corchia e del monte Freddone. Un paradiso naturalistico nel quale, dopo la chiusura delle cave del Retrocorchia, regnava il silenzio assieme a un rarissimo esemplare di orchidea selvatica relitto dell’ultima glaciazione. Poi “il 7 agosto dell’anno scorso, dietro richiesta del comune di Stazzema, la Commissione tecnica dei nulla osta del Parco Naturale Regionale delle Alpi Apuane ha avallato l’allargamento di una strada forestale che cintura d’intorno l’importante specchio d’acqua: da allora, nella valle del canale delle Fredde, non solo la pace è stata sfrattata di prepotenza ma sono state tagliate le vene al prezioso geosito”.
Ed è sulla dirigenza del Parco che Apuane Libere punta il dito: “Dall’istituzione di questo vero e proprio Parco delle Cave – accusa il presidente Gianluca Briccolani – sono numerosissime le testimonianze geologiche aventi milioni e milioni di anni che sono state immolate sull’altare di un modello economico assassino dell’ambiente”. Progetti assurdi avallati da “dirigenti e professionisti che, a parole, dicono di voler tutelare l’ambiente apuano ma con i fatti stanno sacrificando i più preziosi geositi della nostra amata catena montuosa”.
L’associazione a questo punto si appella al presidente della Toscana Eugenio Giani affinché “siano commissariati urgentemente e senza aspettare pensioni o naturali scadenze di mandato gli attuali organi che dirigono e presiedono quest’area naturale i quali, sguinzagliando mandrie incontrollate di escavatori, incentivano la distruzione di un ambiente unico e irripetibile”.
È un Parco inutile e dannoso. Ci sono voluti 20 anni di discorsi per partorire una schifezza del genere. Ogni volta che segnalo un problema mi sento dire che non si può dare ascolto adi ambientalisti esaltati che in ogni fessura vedono una faglia. Anche oggi sotto al Rifugio Orto di donna, cavi, tubi di ferro, copertoni e ravaneti. È ora di agire duramente!
Sapete quanto vale il legno di faggio a quintale? Non è che si fa cassa distruggendo la natura? Sarebbe veramente una assurdità! Alberi secolari poi.