Potature selvagge e manutenzione di argini con macchinari altamente invasivi stanno creando un grave danno all’ecosistema fiume, alla biodiversità, all’avifauna. E sono contrari alla legge.
di Daniela Burrini
delegata sezione LIPU Firenze
FIRENZE – In questo periodo primaverile (marzo-luglio) è in atto la nidificazione sui rami degli alberi, nei fori dei tronchi, nelle siepi, lungo gli argini dei fiumi. I nidi sono nascosti alla vista perché così i genitori sottraggono i pulli alla predazione naturale da parte di altri uccelli e in molti casi solo un ornitologo esperto può individuarne la presenza con attenta osservazione.
I fatti riportati in questi giorni sulla cronaca cittadina, sia nel caso dei tigli di Sesto Fiorentino che dell’argine del Mugnone, impongono alcune considerazioni su modalità operative e su tempistica.
Per quanto concerne la tempistica, ricordiamo il disposto della Legge nazionale 157/92 e della Legge Regionale toscana 30/2015 che tutelano i nidi degli uccelli. Quindi i lavori dovrebbero essere programmati prima o dopo la stagione riproduttiva primaverile, per evitare la distruzione dei nidi che è un reato penale ai sensi delle richiamate leggi. Tanto è vero che la delibera di Consiglio Regione Toscana n° 155/1997 all’art. 4.1 “Manutenzione della vegetazione” riporta che “i tagli di vegetazione in alveo devono essere effettuati preferibilmente nel periodo tardo autunnale e invernale, escludendo tassativamente il periodo marzo-giugno in cui è massimo il danno all’avifauna nidificante”.
La stessa Regione Toscana dal 2016, con delibere annuali che definiscono gli indirizzi operativi per le attività di manutenzione ordinaria sui corsi d’acqua, ha invece dato via libera a operatività anche nel periodo antecedente al 30 giugno (a esclusione dei tratti ricadenti all’interno dei siti Natura 2000 e Aree protette) prescrivendo che “devono essere adottati accorgimenti utili per prevenire danni all’ambiente e in particolare alla fauna nidificante”. Quest’ultima prescrizione richiederebbe la presenza di personale qualificato (ornitologi, naturalisti) e interventi mirati, al contrario si opera con mezzi meccanici che, nel caso dei lavori su argine, triturano tutto a tal punto che si possa controbattere che al loro passaggio non è possibile ritrovare carcasse(!). Il che rende conto di quali siano gli accorgimenti.
Il comportamento ansioso da parte degli uccelli adulti che stavano trasportando imbeccate ai piccoli a Sesto Fiorentino e il ritrovamento di carcasse di germani palesemente triturate sull’argine ripulito dal passaggio dei mezzi meccanici (che sono stati documentati) testimoniano, a nostro avviso, di come la norma non sia stata rispettata.
Quanto alle modalità operative, richiamiamo la legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” che ha istituito il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico presso il Ministero dell’Ambiente, il quale lo scorso anno ha redatto le “Linee guida per la gestione del verde urbano”. In tali linee guida è scritto: “la capitozzatura è riconosciuta come una pratica inaccettabile di potatura” . Secondo autorevoli manuali di arboricoltura “per capitozzatura si intende la riduzione severa dell’intera chioma, di sue parti o di rami singoli, in seguito alla quale sull’albero rimangono monconi” (Peter Klug “La cura dell’albero ornamentale in città”, Blu edizioni) .
Pertanto l’intervento effettuato sui tigli è chiaramente contrario alla normativa e alla buona gestione arboricolturale: per evitare le interferenze con le linee elettriche sarebbero stati opportuni interventi selettivi e condotti con altre tecniche, peraltro da parte di maestranze dotate della necessaria preparazione.
Quanto agli interventi effettuati estesamente sul territorio da parte del Consorzio di Bonifica, occorre ricordare che il fiume è un corridoio ecologico ricco di biodiversità e la vegetazione svolge un ruolo fondamentale anche nel consolidamento delle sponde, come da numerosa letteratura tecnico-scientifica. I lavori eseguiti con macchinari altamente invasivi stanno creando un danno all’ecosistema fiume, alla biodiversità, all’avifauna nidificante e non solo. Se è comprensibile l’importanza della messa in sicurezza idraulica e la fruibilità delle sponde nel tratto cittadino, non condividiamo l’assenza di tutela degli aspetti ecologici durante l’esecuzione dei lavori, in primis dell’avifauna nidificante. L’obbiettivo dovrebbe essere quello di trovare un punto di conciliazione tra sicurezza e gestione fluviale in ottemperanza alle direttive europee Alluvioni, Acque, Uccelli, Habitat per il rispetto del patrimonio naturale.
Solo effettivi motivi di sicurezza possono giustificare interventi che comportano il sacrificio di animali, non la mancata programmazione. L’etica e il rispetto della vita e della natura nella sua interezza, nonché della sensibilità di gran parte dei cittadini, richiedono l’attenzione di chi opera in questo campo, tanto più con i soldi pubblici.
Aggiungi un commento