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“Stop pesticidi nel piatto 2023”, Legambiente: vietare per legge i cocktail di fitofarmaci

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Dal nuovo report dati in lieve miglioramento ma preoccupa il multiresiduo. Il 67,96% dei campioni di frutta contiene tracce di pesticidi.

 

Redazione
28 dicembre 2023

dossierLa buona notizia è che diminuisce la percentuale dei campioni in cui sono state rintracciate tracce di pesticidi, sia pur nei limiti di legge (39,21% contro il 44,1% dello scorso anno), così come quella dei campioni irregolari (1,62%). Regolare e senza residui dunque il 59,18% dei campioni (lo scorso anno erano 54,8%).

È un quadro di luci e ombre quello tracciato dal nuovo report di Legambiente “Stop pesticidi nel piatto 2023” che fa il punto sui fitofarmaci presenti negli alimenti sulle nostre tavole. Al centro dello studio 6.085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale provenienti da agricoltura biologica e convenzionale relativi a 15 regioni italiane.

Se i dati appaiono più rassicuranti rispetto allo scorso anno resta il fatto che, seppur nei limiti di legge, nel 15,67% dei campioni regolari sono state trovate tracce di un fitofarmaco e nel 23,54% di diversi residui. Dati che, soprattutto sul fronte del multiresiduo, accendono qualche campanello di allarme sui possibili effetti additivi e sinergici sull’organismo umano del cosiddetto “cocktail di fitofarmaci”.
Per quanto riguarda i prodotti biologici rintracciati residui solo nell’1,38% dei campioni, una contaminazione probabilmente dovuta al cosiddetto “effetto deriva” determinato dalla vicinanza ad aree coltivate con i metodi dell’agricoltura convenzionale.

Ancora troppa chimica nella frutta

Nei campioni analizzati sono state rintracciate 95 sostanze attive provenienti da fitofarmaci. La frutta si conferma la categoria più colpita dalla presenza di residui: oltre il 67,96% dei campioni contiene uno o più residui (rintracciati nell’84% di pere, nell’83% di pesche, nel 53,85% di peperoni). Nella frutta esotica (banane, kiwi e mango) è stata riscontrata la percentuale più alta di irregolarità, pari al 7,41%.  Quadro migliore per la verdura: il 68,55% dei campioni analizzati è risultato senza residui. Tra gli alimenti trasformati i cereali integrali e il vino sono quelli in cui è stato rintracciato il numero più alto di residui permessi (rispettivamente 71,21% e 50,85%). Nota positiva per i prodotti di origine animale: dei 921 campioni analizzati l’88,17% è risultato privo di residui.

Le sostanze rintracciate

Tra i pesticidi più presenti: Acetamiprid, Fludioxonil, Boscalid, Dimethomorph. Da segnalare la presenza di residui di neonicotinoidi non più ammessi come Thiacloprid in campioni di pesca, pompelmo, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere; Imidacloprid in un campione di arancia, 2 campioni di limoni, 3 campioni di ocra; Thiamethoxam in un campione di caffè.
Nonostante qualche dato timidamente incoraggiante la situazione appare ancora molto complessa e risulta evidente la necessità di una ulteriore e concreta spinta politica affinché si possa davvero mettere fine alla chimica nel piatto” commenta Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente.

Per questo Legambiente chiede oggi a livello nazionale una legge specifica sul multiresiduo che vieti la compresenza di principi attivi. Allo stesso tempo l’associazione ambientalista continua la sua battaglia contro il glifosato  reso ancora legale da una recente proroga di ulteriori dieci anni – e lancia una nuova campagna “Glifosato free” per premiare le aziende che, a dispetto della proroga, l’hanno messo al bando.

Il dossier è disponibile a questo link