All’appuntamento organizzato da Federbio le storie delle comunità locali che, da nord a sud della Penisola, si sono date da fare per salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente.
Sono 65 i Comuni italiani che hanno regolamentato l’uso dei pesticidi. Come Vallarsa (Trento), dove chi non coltiva bio deve attivare una polizza per il risarcimento di spese e danni prodotti dall’inquinamento causato dalla sua attività. Belluno, che volente o nolente si è ritrovata nell’area di produzione del Prosecco e nel grande abuso di pesticidi. Carmignano (Prato), che dopo il divieto d’uso del Glifosate su tutto il territorio comunale punta a diventare 100% bio entro la fine del 2020. E ancora Melpignano (Lecce), dove il Comune concede terreni ai giovani e ai disoccupati a patto che coltivino biologico e piantino almeno una specie tradizionale. Infine Tollo (Chieti), dove i coltivatori bio danneggiati dalla dispersione accidentale di pesticidi da campi vicini hanno diritto a un indennizzo.
Sono stati i loro sindaci a raccontare le storie di comunità locali che si sono attivate per salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente partendo dai regolamenti cittadini. Lo hanno fatto il 12 giugno a Roma in occasione al convegno “Liberi dai pesticidi: l’Italia comincia dai Comuni” organizzato da Cambia la Terra, la campagna voluta da FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente e Wwf.
L’incontro, al quale hanno partecipato anche associazioni, tecnici e rappresentanti del mondo agricolo, si è svolto in coincidenza con una delle tappe verso l’adozione del prossimo PAN (Piano di Azione per l’uso sostenibile dei pesticidi). E proprio partendo dalle pratiche virtuose dei Comuni liberi dai pesticidi il convegno ha lanciato proposte precise: “Aumento delle superfici coltivate ad agricoltura biologica, eliminazione dei pesticidi dannosi per le specie protette nelle aree tutelate in base alle direttive Ue (siti Natura2000), tecniche bio per la gestione del verde pubblico e privato in città, controllo della dispersione di fitofarmaci a seguito dei trattamenti dei campi, distanze di sicurezza tra case e campi dove si usa chimica di sintesi così come tra coltivazioni biologiche e non per evitare contaminazioni accidentali” spiega Maria Grazia Mammuccini, imprenditrice agricola toscana, portavoce di Cambia la Terra.
E’ emersa soprattutto la volontà di costruire una rete di buone pratiche ed esperienze comuni per cambiare radicalmente il modo di fare agricoltura e rendere di nuovo le nostre campagne luoghi dove si possa vivere senza rischiare di essere avvelenati.
“Una campagna che torni a essere elemento di innovazione sociale e ambientale rispetto alla decadente modernità delle tante città avvolte dell’inquinamento e dello sfruttamento dei rapporti umani” dice Edoardo Prestanti, sindaco di Carmignano, che al convegno ha raccontato l’esperienza partita dal basso della sua comunità, l’impegno per lo stop al Glifosato, lo sportello verde al servizio degli agricoltori, i progetti ecologici per la gestione del verde pubblico e della disinfestazione, fino al progetto di far diventare Carmignano un territorio 100% bio entro la fine del 2020.
È insomma un’Italia che parte dalle esperienze locali, dall’impegno concreto di sindaci e amministratori locali, dalle richieste di gruppi di cittadini organizzati sui territori (come quelli che hanno promosso le Marce contro i pesticidi nel Veneto o il Gruppo No Pesticidi che, partito da una cittadina del Lazio, adesso si muove sui social a colpi di decine di migliaia di adesioni) quella che si è data appuntamento a Roma il 12 giugno. Per portare non solo il racconto di esperienze che stanno funzionando – e che saranno raccolte in un libro per essere d’esempio – ma anche proposte concrete per gli indirizzi futuri della politica nazionale sull’agro ecologia.
La scelta adesso sta alla politica.
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