I volontari di Greenpeace hanno raccolto e catalogato i rifiuti plastici su sette spiagge italiane. I risultati peggiori in Toscana sulla spiaggia presso la foce del fiume Serchio .
PISA – Tra maggio e giugno, grazie al contributo dei suoi volontari, Greenpeace Italia ha organizzato in sette spiagge italiane – Bari, Napoli, Trieste, Palermo, Fiumicino, Chioggia e Parco Regionale di San Rossore – la raccolta e la catalogazione dei rifiuti di plastica per categoria merceologica (imballaggi per alimenti, igiene domestica o personale), tipologia di plastica (polimero) e, dove possibile, marchio di appartenenza.
Un’operazione condotta seguendo il protocollo del Brand Audit, messo a punto dalla coalizione Break Free From Plastic e replicato su scala globale dalle organizzazioni che ne fanno parte. I dati ottenuti, contenuti nel rapporto “Stessa spiaggia, stessa plastica” diffuso oggi dall’organizzazione ambientalista, mostrano come circa l’80 per cento degli imballaggi e contenitori di plastica per cui è stato possibile identificare i marchi di appartenenza sia riconducibile a multinazionali come Coca Cola, San Benedetto, Ferrero, Nestlé, Haribo e Unilever.
Le situazioni più critiche a Bari, nella spiaggia cittadina di Pane e Pomodoro, e sulla spiaggia in prossimità della foce del fiume Serchio nel Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli (Pisa). Relativamente ai soli rifiuti di plastica, la quantità più elevata è stata registrata sulla spiaggia situata presso la foce del Fiume Serchio, all’interno del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, dove sono stati raccolti circa 125 Kg (più di 4.700 litri, circa il 60 percento del volume totale di rifiuti raccolti).
Il rapporto integrale di Greenpeace: “Stessa spiaggia, stessa plastica”
Fonte: Greenpeace Italia
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