Presentati i risultati del progetto Vele Spiegate, che ha impegnato oltre 400 volontari per tutta l’estate nell’Arcipelago Toscano e nel Cilento. Pulite 65 spiagge.
Plastica ovunque, anche negli angoli più sperduti e un tempo incontaminati. Non è una novità, purtroppo, ma vederlo scritto nero su bianco fa sempre un certo effetto.
Legambiente ha presentato ieri mattina a Firenze i risultati della seconda edizione di Vele Spiegate, l’innovativo progetto di citizen science che ha visto per tutta l’estate oltre 400 volontari, provenienti da tutta Italia, impegnati nell’Arcipelago Toscano e nel Cilento a pulire le spiagge, acquisire dati su tipologia e quantità dei rifiuti presenti nelle località costiere, sensibilizzare i turisti.
Spiagge paradisiache assediate dai rifiuti dunque, con una media di 11 per ogni metro lineare, quasi tutta plastica (il 93% del totale). Rifiuti di ogni forma, genere, dimensione, colore, frutto della cattiva gestione dei Comuni e dell’abbandono consapevole, che continuano a invadere le spiagge e i mari italiani e non risparmiano aree di pregio come, appunto, l’Arcipelago Toscano e il Cilento. E quello che si vede galleggiare sulla superficie del mare e arenarsi sulle spiagge è solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso. Rifiuti che, portati dalle correnti, raggiungono anche le aree più remote.
I volontari di Legambiente hanno raccolto oltre 300 sacchi di rifiuti durante la pulizia di 65 spiagge (40 in Toscana e 25 in Cilento). Il 23% del materiale è costituito da oggetti monouso di plastica: bottiglie, stoviglie e buste. Utensili che utilizziamo per pochi minuti, ma che se non smaltiti correttamente inquinano l’ambiente per decine o centinaia di anni.
“Il marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti– dichiara Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente – ed è una sfida che va affrontata con determinazione. L’Italia ha già fatto da apripista in Europa su questi temi e per questo chiediamo al Governo italiano di mettere subito al bando le stoviglie di plastica non compostabili: i bandi già deliberati in autonomia da alcuni Comuni dimostrano che si può fare subito. Senza dimenticare una capillare campagna di informazione per incrementare la fiducia dei cittadini verso l’acqua del rubinetto, più sana, controllata e sostenibile di quella in bottiglia”.
Tornando ai dati dell’indagine, nella top ten dei rifiuti figurano pezzi di polistirolo (ben il 52,7%); pezzi di plastica (14,6%); sacchetti di patatine o dolciumi (5,3%); bottiglie e tappi di plastica (4,9%); bastoncini per le orecchie (2,2%); mozziconi di sigarette (2,2%); materiale da costruzione (1,8%); altri oggetti di plastica e polistirolo (1,6%).
Infine, va ricordata l’emergenza che nei mesi scorsi ha riguardato le coste tirreniche: milioni di dischetti di plastica, usati negli impianti di depurazione delle acque, si sono riversati in mare per il cedimento di un depuratore nel Golfo di Salerno e hanno riempito le spiagge. L’allarme era stato lanciato dal progetto Clean Sea Life, di cui è partner Legambiente (che ha già permesso di raccogliere oltre 100mila dischetti). Un’emergenza che a quanto pare non è finita visto che di questi maledetti dischetti i volontari, sulle spiagge della Campania e della Toscana, ne hanno trovati ancora moltissimi.
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