Grazie alla convenzione con La Collina dei Conigli molti animali dopo il ciclo di ricerca sono accolti in habitat naturali o protetti.
Redazione
27 febbraio 2025
PISA – Si tratta di una ricerca costosa quella che prevede la sperimentazione animale, in Italia però meno diffusa che in altri Paesi (si parla di 1/4 degli animali usati in Francia, Germania o Inghilterra). Sono comunque 420 mila gli animali impiegati nel 2022. Vivono negli stabulari delle strutture dove si fa ricerca biomedica: università, IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), istituti zooprofilattici, aziende farmaceutiche che, per legge e in tutto il mondo, devono usare il modello animale prima di immettere nuovi farmaci. Per la cosmesi, dal 2013, in Europa è vietato usare animali per testare la sicurezza dei prodotti che, comunque, hanno un profilo di rischio molto più basso di quello dei farmaci.
A detta delle organizzazioni animaliste le garanzie offerte dalla legge non sono ancora sufficienti. La Lega anti vivisezione (Lav) sostiene che l’espressione “sperimentazione animale”, neutra e rassicurante, nasconda una realtà fatta di “milioni di animali sottoposti a fratture, ustioni, asportazione di organi, prelievi, somministrazione di sostanze tossiche, immobilizzati e spesso senza anestesia”. Animali che, alla fine degli esperimenti, hanno due possibilità: morire, perché soppressi o per la conseguenza delle sostanze tossiche assunte, oppure ricominciare un nuovo ciclo. Con tutto il carico di sofferenza che questo comporta.
Nel frattempo un piccolo ma seppur positivo segnale arriva dall’Università di Pisa per promuovere iniziative che favoriscano la protezione degli animali e il loro reinserimento in contesti più naturali. L’Ateneo ha sottoscritto una convenzione con La Collina dei Conigli, un’organizzazione che si occupa di offrire una seconda opportunità agli animali coinvolti in sperimentazioni scientifiche. Grazie a questa collaborazione, molti animali che hanno completato il loro ciclo di ricerca sono accolti in ambienti protetti, dove possono iniziare una nuova vita.
Recentemente sei conigli, dieci topi e quattro ratti sono stati trasferiti presso la sede di Monza dell’organizzazione, dove iniziano un programma di riabilitazione che li preparerà per un successivo affidamento. L’Università di Pisa promuove la possibilità di rehoming affinché gli animali possano essere reintrodotti in habitat naturali o sistemati in ambienti di allevamento appropriati alla loro specie.
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