Riflessioni su un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. E su quanti errori abbiamo commesso in Italia dal secondo dopoguerra a oggi.
di Sandro Angiolini
Pochi giorni fa l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha leggermente rivisto il suo comunicato stampa collegato a un rapporto uscito alla fine di marzo, dedicato all’analisi della sostenibilità delle varie forme di trasporto. Si tratta di un documento estremamente importante (www.eea.europa.eu/publications/transport-and-environment-report-2020) che fornisce indicazioni utilissime su come pianificare e utilizzare i mezzi per gli spostamenti privati e collettivi (purtroppo è disponibile solo in Inglese).
La sostanza è che riuscire a dirottare una parte significativa del trasporto di merci e persone sulla rotaia ci consentirebbe di combattere più efficacemente il cambiamento climatico (le emissioni legate al trasporto sono circa il 25% del totale). Treni e navi presentano il minor costo ambientale (lo studio applica un’analisi completa del ciclo di vita del mezzo utilizzato) per km percorso e per unità di carico veicolata.
Tutto questo ci dovrebbe far riflettere su come abbiamo gestito la politica dei trasporti in Italia dal secondo dopoguerra a oggi. Un massiccio investimento in autostrade (poi pessimamente mantenute…), un discreto investimento sull’alta velocità e soprattutto una folle corsa a creare o cercare di rivitalizzare dozzine di piccoli aeroporti minori. Sul fronte del trasporto via nave ci si è limitati a identificarlo essenzialmente a servizio del settore turistico.
Le conseguenze di questo approccio miope sono davanti agli occhi di tutti: abbiamo i costi di spedizione tra i più alti d’Europa, un fabbisogno di spesa per la manutenzione delle arterie stradali elevatissimo, decine di piccoli scali aerei sospesi in un limbo a cui la pandemia sta dando una giusta fine e regolari disagi per le linee ferroviarie locali. Della possibilità di realizzare il tanto decantato “trasporto intermodale”, che colleghi efficientemente varie tipologie di trasporto, si parla soprattutto in occasioni di convegni (rari).
Eppure questi sono problemi strutturali che incidono sulla qualità della vita di tutti noi nel tempo e che non possono essere delegati a una ristretta cerchia di addetti ai lavori. In Toscana, per esempio, ciò significherebbe creare navette veloci (non intendo il defunto Mover di Pisa…) per l’accesso dalle principali città agli aeroporti già esistenti e potenziare il trasporto via nave su tutta la costa tirrenica, in collegamento con le altre regioni. E incrementare la rete a doppio binario sulle linee ferroviarie.
Sono solo sogni?
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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