Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha scritto al ministro Sergio Costa: “Sanare quello che è un vero e proprio paradosso della tutela della biodiversità italiana”.
Redazione
LIVORNO, GROSSETO – Riavviare immediatamente l’iter per istituire l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano, come chiedono da anni cittadini e associazioni delle comunità interessate. Prevedendo un termine certo e congruo per definirne le regole, la perimetrazione e la zonazione.
Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani torna sull’annosa vicenda (l’istituzione dell’area protetta è prevista da una legge del 1982) con una lettera al ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
“Crediamo sia oramai ineludibile e urgente – scrive Ciafani – sanare quello che è un vero e proprio paradosso della tutela della biodiversità italiana, con la riapertura dell’iter istitutivo dell’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano – prevista dalla legge 31 dicembre 1982, n. 879, “Disposizioni per la Difesa del Mare” e dalla legge quadro 394/91 sulle aree protette e confermata da tutti i successivi aggiornamenti legislativi e accordi internazionali sulla biodiversità e la protezione del mare sottoscritti dall’Italia».
Dopo aver ricordato al ministro dell’Ambiente che la petizione per chiedere l’immediata istituzione dell’Area marina protetta Arcipelago Toscano, lanciata lo scorso anno da Legambiente, dai Diving Center e dalle Guide ambientali subacquee dell’Arcipelago Toscano ha raggiunto e superato in pochi giorni le 5.000 sottoscrizioni, il presidente del Cigno Verde fa il punto della situazione: «Attualmente la situazione normativa del mare dell’Arcipelago toscano sembra un patchwork non ricucito di tutele e vincoli ambientali: l’unica isola dove esiste un’Area marina protetta è Capraia; Gorgona, Montecristo e Giannutri hanno aree marine consegnate al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dal DPR istitutivo dell’Ente parco del 1996 con zone vincolate 1 e 2; Pianosa è stata assegnata al Parco con un Decreto Ministeriale del 1997 che amplia l’area di tutela ecologica che ricalcava il vincolo di sicurezza carcerario. Il Parco nazionale ha quindi dei vincoli che in queste condizioni non può normare se non con iniziative straordinarie e temporanee”.
Ma non finisce qui. “Alcuni isolotti – prosegue la lettera – come Cerboli e Palmaiola sono Zona di protezione integrale a terra ma sono completamente non protetti a mare. Le due isole più grandi – Elba e Giglio – non hanno mare tutelato in nessun modo se si esclude la piccola area di tutela dello Scoglietto- Ghiaie-Capo Bianco, risalente al 1971 ma non è gestita dal Parco nazionale” . E infine “l’intero Arcipelago Toscano è compreso nel Santuario Internazionale dei Mammiferi marini Pelagos ed è interessato da diverse Zone di protezione speciale (ZPS) e Zone speciale di conservazione (ZSC) con perimetro a mare per la tutela dell’avifauna marina e delle praterie di Posidonia oceanica e di altre biocenosi”.
Insomma una situazione amministrativa e gestionale frazionata, confusa e inadeguata che non garantisce una tutela adeguata del mare.
Legambiente è convinta che l’istituzione dell’Area Marina protetta Arcipelago Toscano sia l’occasione per mettere a punto metodi innovativi di gestione con cui “favorire la tutela della biodiversità e al contempo mantenere le attività dei pescatori e dei diving center locali attraverso un regolamento della AMP concordato con le comunità locali che permetta la previsione di zone di mare chiuse alla pesca (o ad alcuni tipi di pesca) a rotazione per favorire il ripopolamento. Proposte serie e scientificamente sostenibili maturate dalla volontà dei pescatori e dei diving center di sostenere la nascita dell’Area marina protetta a dispetto di chi pensa di speculare e abusare del mare dell’Arcipelago Toscano».
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