Rifiuti e riciclo

Smaltimento rifiuti speciali, ancora botta e risposta tra Confindustria e Fratoni

Da sinistra Tiziano Pieretti, Francesco Marini, Alessandro Cafissi e Fabrizio Palla.
Da sinistra Tiziano Pieretti, Francesco Marini, Alessandro Cafissi e Fabrizio Palla.
Gli industriali toscani: “In Regione è passata la linea che se vogliamo gli impianti ce li dobbiamo fare, i rifiuti delle attività produttive sono affari nostri”.

 

Continua il botta e risposta tra Confindustria Toscana Nord e l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni su economia circolare, impianti di smaltimento e discariche. “Chiediamo da anni normative che favoriscano il riutilizzo degli scarti di lavorazione e quindi la riduzione del volume dei rifiuti, passaggio decisivo in direzione di un’economia circolare che non sia tale soltanto a parole – dichiara Confindustria – . Il binario è doppio: riutilizzare di più gli scarti, ridurre i rifiuti ma prendere anche atto che questi ultimi continueranno a esistere e a richiedere impianti per il loro smaltimento come parte integrante del processo“.

La replica dell’assessore Fratoni alle nostre dichiarazioni è francamente sconcertante – continua Confindustria – il nostro appello per una Toscana che voglia e sappia gestire con civiltà ed efficienza gli scarti di lavorazione viene distorto attribuendoci sbrigativamente la convinzione che basterebbe avere inceneritori e discariche per vedere risolto ogni problema. Noi chiediamo invece regole e procedure agili che consentano di sottrarre al ciclo dei rifiuti la quota di scarti più alta possibile e che la materia di scarto non riutilizzabile serva a produrre energia in impianti di prossimità“.

In Regione è passata la linea “se voi privati volete gli impianti fateveli, i rifiuti delle attività produttive sono affari vostri”  – conclude Confindustria -. No, purtroppo non sono solo affari nostri. I privati hanno le mani legate senza una pianificazione regionale delle aree che possano ospitare gli impianti, regole per la loro realizzazione e ragionamenti di sistema che comprendano anche i rifiuti urbani e quindi il livello pubblico, per non continuare ad assistere all’andirivieni di tir che portano i rifiuti toscani in giro per l’Italia e l’Europa“.

Il tessile-moda produce scarti ‘leggeri’ ma di volume consistente – spiega Francesco Marini, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord e imprenditore tessile -. Dal punto di vista tecnico una parte consistente può essere riutilizzata: non solo la lana, emblema del riciclo pratese, ma anche altre fibre. Tuttavia rimangono scogli normativi che rendono difficile e oneroso sottrarre alla classificazione come rifiuti sia gli scarti di lavorazione sia il cosiddetto post-consumo, cioè gli abiti usati”.

Il settore cartario può dirsi fra i più virtuosi dal punto di vista ambientale – aggiunge Tiziano Pieretti, presidente sezione Carta e cartotecnica di Confindustria Toscana Nord e vicepresidente di Assocarta -. Chi utilizza cellulosa vergine da foreste certificate produce pochissimo scarto e chi impiega la carta da macero da raccolta differenziata svolge un ruolo prezioso, riutilizzando materiale riciclato per produrre nuova carta composta interamente da fibre riciclate scartando meno del 10% (scarto pulper). Stiamo cercando di riutilizzare il più possibile anche quello ma esistono limiti tecnici”. 

Gli scarti delle attività edili, terre e rocce da scavo e materiali provenienti da costruzioni e demolizioni, sono materiali inerti che possono andare in discarica o essere recuperati dopo passaggi di selezione e frantumazione che ne fanno materie prime secondarie – interviene Alessandro Cafissi, presidente della sezione Edili di Confindustria Toscana Nord -. La situazione peggiore è in provincia di Prato, dove uno spazio dedicato agli scarti dell’edilizia non esiste, imponendo alle imprese edili pratesi onerosi trasferimenti nelle province vicine. Riutilizzare questi materiali potrebbe consentire importanti riqualificazioni, colmare le cavità di attività estrattive dismesse, situazioni di erosione del suolo o per basamenti di opere edili di varia natura”.

“I residui fangosi della lavorazione delle pietre hanno caratteristiche diverse – afferma Fabrizio Palla, presidente della sezione Lapidei -. Quando derivano dal marmo bianco sono più facilmente riutilizzabili mentre i fanghi colorati, provenienti da graniti e pietre varie, hanno ad oggi minori applicazioni industriali e finiscono come rifiuto, in discarica mentre solo in parte possono essere destinati a impianti di recupero che, con opportune lavorazioni, li portano allo stato di materia prima secondaria.”

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