Ecosistema

Si è finalmente riunita la coppia di falchi pescatori sull’isola di Capraia

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Realizzazione a cura di Vincenzo Rizzo Pinna - Progetto Falco pescatore

Nei giorni scorsi la femmina è arrivata dal mare. L’anno scorso dopo quasi un secolo questa specie rarissima è tornata a nidificare nell’Arcipelago toscano. 

 

di Gabriella Congedo

ISOLA DI CAPRAIA (Li) – Si è ricomposta finalmente la coppia di falchi pescatori che ha nidificato l’anno scorso sull’isola di Capraia. Qualche giorno fa la femmina è arrivata dal mare e si è ricongiunta con il compagno, che nell’attesa si era dato da fare per trasportare materiale, ristrutturare la casa sulla scogliera e renderla confortevole e sicura.
La scoperta del nido di Capraia, fatta l’anno scorso dal presidente del Parco nazionale Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri, è stata un fatto eccezionale. Il falco pescatore non nidificava da queste parti da quasi un secolo; l’ultima volta nell’Arcipelago toscano risale infatti a prima del 1930 nell’isola di Montecristo.

Questo risultato straordinario è arrivato dopo anni di lavoro e proficue collaborazioni, in particolare per l’allestimento dei nidi artificiali con l’aiuto dei tecnici del Parco regionale della Corsica che si sono arrampicati per costruirli e il supporto logistico dell’elicottero dei Vigili del Fuoco che ha trasportato i materiali. Questi nidi, messi nell’area occidentale dell’isola proprio di fronte alla Corsica, con il tempo hanno attirato una coppia che ha deciso di riprodursi.

Il falco pescatore è una specie rara e minacciata. In Italia era estinto come nidificante dal 1969 e solo grazie al Progetto Falco pescatore iniziato da Giampiero Sammuri nel 2006, quando era presidente del Parco regionale della Maremma, ha nuovamente iniziato a nidificare. Oggi in Italia ci sono solo 7 coppie nidificanti, 6 delle quali in Toscana: oltre a quella di Capraia una al Parco della Maremma, 2 alla riserva regionale della Diaccia Botrona (Castiglione della Pescaia), una nell’oasi WWF di Orbetello e una in quella di Orti Bottagone (Piombino).

Per la sopravvivenza della specie le aree protette hanno un ruolo fondamentale. Lo dimostra anche un recente studio condotto da Francesco Montillo e Andrea Sforzi (Museo di Storia Naturale della Maremma), Giampiero Sammuri (Federparchi Italia), Olivier Duriez (CEFE-CNRS Montpellier) e Flavio Monti (Università di Siena e Museo di Storia Naturale della Maremma) pubblicato sulla rivista Biodiversity and Conservation.

I ricercatori, dopo aver studiato per molti anni gli spostamenti di circa 50 esemplari, hanno dimostrato che la probabilità di sopravvivenza del falco pescatore aumenta in proporzione al tempo/spazio speso nelle aree protette. Negli anni Sessanta la loro superficie nel nostro Paese era meno del 10% di quella odierna e l’Italia e l’Europa hanno fatto passi da gigante in questo senso, arrivando oggi a una superficie pari all’11%. Ma ancora non basta, spiegano i ricercatori. È importante che le aree protette formino una rete funzionale ed efficace attraverso i vari Paesi e le rotte migratorie allo scopo di permettere un livello di protezione diffuso.

Tornando alla nostra coppia di Capraia, le tre uova deposte l’anno scorso purtroppo non si sono schiuse. Ma i due falchi pescatori sono di nuovo lì per riprodursi e speriamo che dal loro nido possano prendere il volo quanto prima dei giovani falchetti liberi e felici.

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