Le due cariche sono scadute da molto tempo ma il ministero dell’Ambiente inspiegabilmente non si decide a rinnovarle. E il Parco nazionale si trova privo di due figure chiave.
di Daniele Valbonesi (presidente della Comunità del Parco) e Marco Baccini (presidente facente funzioni)
In “Aspettando Godot”, la nota opera teatrale di Samuel Beckett, a un certo punto della storia compare un personaggio che annuncia: «il Signor Godot oggi non verrà, ma verrà domani». L’attesa del Parco nazionale Foreste casentinesi monte Falterona e Campigna per la nomina di presidente e direttore assomiglia oramai a quella di Vladimiro ed Estragone che aspettano, desolatamente, delle nomine che non arrivano mai.
Il presidente dell’Ente manca da agosto 2018, quando è scaduto il mandato di Luca Santini. Nonostante le ripetute sollecitazioni degli enti del territorio e la proposta di un nominativo comune da parte delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana fatta pervenire, per tempo, sul tavolo del ministro, nulla è stato partorito in questi nove mesi dal dicastero. Non si conoscono i motivi di tale prolungata inerzia, che rischia di portare alla paralisi politica l’Ente Parco (non dimentichiamo che a fine anno scadrà anche il mandato del Consiglio direttivo): nulla trapela dal ministero dell’Ambiente né su eventuali nomi né, soprattutto, sulle tempistiche di queste nomine.
Se, per altre aree protette di rilievo nazionale, durante un’audizione in Parlamento, il ministro Costa aveva parlato di «necessità di attendere l’esito delle consultazioni amministrative regionali», nel caso del Parco nazionale Foreste casentinesi monte Falterona e Campigna tale eventuale attesa pare quantomeno in contrasto con il dettato costituzionale dell’articolo 97, relativo al «principio di buon andamento della pubblica amministrazione»: la Regione Emilia-Romagna andrà al voto a novembre 2019 mentre la Toscana nel 2020.
Non ci è dato sapere se l’intenzione di questo Governo sia quella di procedere alle nomine solo dopo le prossime consultazioni elettorali ma ci preme sottolineare come l’interesse dei cittadini dovrebbe venire prima delle logiche di spartizione politica delle cariche, di interesse prettamente partitica. E un Parco nazionale senza un presidente è un ente in perenne gestione ordinaria, impossibilitato a fare scelte che guardino al futuro nell’interesse della collettività.
Ma se la mancata nomina del presidente può apparire come una scelta poco meritoria di guardare in primis ai propri interessi politico-partitici, e solo dopo all’interesse pubblico, appare invece inspiegabile sotto tutti i punti di vista la mancata nomina del direttore dell’Ente, ruolo vacante dall’11 gennaio 2019.
Ricapitoliamo dunque i fatti, casomai il ministro si fosse distratto e avesse perso fogli sulla propria scrivania: il contratto del precedente direttore, l’ingegner Sergio Paglialunga, è scaduto il 10 gennaio 2019. L’ente Parco nel 2018 ha svolto tutti i procedimenti atti all’individuazione della terna da sottoporre al ministro per la nomina del nuovo direttore, terna che è stata inviata al ministero dell’Ambiente il 4 dicembre 2018, un mese prima della scadenza naturale del contratto di Paglialunga.
Vista l’assenza di concreti riscontri da parte del Ministero in quel lasso di tempo, l’ente Parco nel mese di gennaio ha richiesto alla istituzione competente una proroga del contratto del direttore all’epoca in carica, ricevendo un diniego. Ciò ha comportato che, a partire dall’11 gennaio 2019, l’ente Parco abbia dovuto individuare al suo interno un “funzionario incaricato” che svolgesse le veci del direttore, ma con limiti d’azione ben precisi e molto stringenti.
Il Parco si trova così privo di due figure chiave. Soprattutto l’assenza del direttore, la cui mancata nomina è come detto al di fuori di qualsiasi logica comprensibile, visto che si tratta di scegliere un nome su una terna che è già stata presentata al ministro, comporta uno stallo nell’operatività di un ente che rischia di subire danni irreparabili, con forti ed evidenti conseguenze negative verso un territorio che aveva beneficiato in questi anni del suo buon funzionamento.
Non spetta a noi decidere se tale attendismo politico-amministrativo possa avere risvolti giuridici ai sensi del citato dettato costituzionale. Certo è che la mancata nomina di queste due figure previste dalla Legge 394/1991 arreca un pesante danno non solo all’ente Parco, ma a tutte le comunità locali del nostro territorio e, se ci permettete, all’Italia intera, visto che le faggete vetuste presenti in questo splendido Parco sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità nel 2017.
Se proprio i partiti non possono fare a meno di guardare al proprio orticello elettorale, confidiamo che il buonsenso del ministro e il rispetto verso i cittadini che vivono in questo meraviglioso scorcio di Appennino possano prevalere su logiche che poco hanno a che fare con il buon funzionamento della pubblica amministrazione.
Ci appelliamo quindi a Lei, egregio generale Costa, che su quella Costituzione ha giurato, prima ancora che da ministro, da militare, affinché l’adempimento dei suoi doveri porti quanto prima alla nomina del direttore e del presidente del Parco nazionale Foreste casentinesi, monte Falterona e Campigna.
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