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Senza impollinatori meno fiori selvatici, a rischio la bellezza dei paesaggi rurali

Senza impollinatori meno fiori selvatici, allarme diminuzione dei semi del 20 - 50%.

Ateneo di Pisa: “La carenza di impollinatori fa diminuire la produzione di semi del 20 – 50% e impoverisce la biodiversità”.

 

PISA – L’impollinazione entomofila (ovvero quella svolta dagli insetti) è fondamentale per la tutela della biodiversità ed è un servizio ecosistemico cosiddetto di regolazione perché regola il processo di riproduzione delle piante selvatiche e delle colture di cui ci nutriamo.
I fiori selvatici e la biodiversità però sono a rischio a causa della diminuzione degli insetti impollinatori che provoca un calo dal 20 al 50 per cento dei semi prodotti. E’ quanto emerge da uno studio dell’Università di Pisa appena pubblicato sulla rivista Acta Oecologica. I ricercatori definiscono questo fenomeno come “depressione da consanguineità”. In altre parole le piante e i fiori selvatici mal sopportano il proprio polline e per produrre semi prediligono invece quello proveniente da altri fiori della stessa specie, portato appunto dagli insetti impollinatori come api, bombi o farfalle.

“I risultati hanno evidenziato che alcune specie soffrono in modo evidente già dopo una prima generazione della mancata impollinazione da parte degli insetti pronubi – spiega Stefano Benvenuti, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali -. Questo vale in particolare per quei fiori che nell’evoluzione hanno consolidato stretti rapporti di reciproca dipendenza adattando la propria corolla alla forma e alle dimensioni di certi impollinatori.

La ricerca ha richiesto dieci anni di studi preliminari (osservazioni su flora e impollinatori, raccolta semi, ecologia di germinazione delle specie raccolte) e due anni di sperimentazione effettiva.
“L’eccesso di antropizzazione, unito ai cambiamenti climatici in corso, penalizza proprio quei fiori selvatici che sono i protagonisti dell’impatto estetico-paesaggistico degli ambienti rurali – conclude Benvenuti -. Fiori come speronella, fiordaliso, gittaione, garofanino selvatico e nigella svolgono una silenziosa terapia del benessere mediante i loro sgargianti colori durante le rispettive dinamiche di fioritura. La progressiva antropizzazione del territorio che priva di spazi ecologici gli impollinatori, unitamente a una gestione agronomica estremamente semplificata, rischiano di determinare una sorta di progressivo abbruttimento dei paesaggi rurali rendendoli sempre più poveri di quella componente cromatica che noi percepiamo come bellezza”.

Fonte: Università di Pisa

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