Opinioni

Se lavoriamo per una ‘garbata rivoluzione’ possiamo cambiare il mondo

Rivoluzione, Extinction rebellion, Rosario Floriddia, Biologico, bio, Il Mulino di Pietra, Toscana Ambiente.
Foto da pagina Facebook di Extinction Rebellion Firenze.
Cominciamo dai consumi, smettendo di acquistare ciò non è degno di rispetto e sobrietà. Per trasformarci da individui passivi in persone che senza violenza cambiano la storia. 

 

di Rosario Floriddia

prodotti-Floriddia-graniVivo in una campagna poco abitata, il vicino di casa è a dieci minuti a piedi. Con lo sguardo trovo piccole macchie di alberi e campi aggrappati a estese colline. Il posto di lavoro, io e la mia famiglia, lo abbiamo a cento metri da casa.
Da anni coltiviamo e trasformiamo solo legumi e cereali bio di vecchie varietà. Con noi lavorano una decina di collaboratori che abitano a non più di 5 km dal posto di lavoro, la maggioranza di loro sono a tempo indeterminato e tutti con orario ridotto. La media settimanale di ore lavorate da ciascuno è di 28 ore. Il mio sogno è di portare tale media a non più di 20 ore.

Nei mesi di marzo e aprile abbiamo lavorato più del solito. Veramente una fortuna, pensando alle notizie che sentivo alla radio durante le consegne che facevo in macchina o con il furgone. Notizie angoscianti: il celeberrimo spread che si alzava per i contagi che aumentavano, le terapie intensive sature di pazienti, i mercati finanziari che chiudevano la giornata con centinaia di miliardi di dollari ed euro ‘bruciati’… l’economia mondiale al collasso: ‘situazione apocalittica’.
Ricordo bene che mentre ascoltavo quelle notizie la cosa che mi rincuorava era poter viaggiare con le strade vuote: una meraviglia. Era incredibile guardare il cielo terso e pulito da ogni striscia biancastra e da ogni rumore. Nelle consegne al mare, in un porticciolo, acqua limpida mai vista prima. E che bella sensazione sentirmi dire da un amico che la laguna di Venezia stava ‘rifiorendo’, senza il passaggio di barconi ed enormi navi.

Il lockdown e l’ansia di far ripartire il PIL

Le immagini dal satellite, ora, ci fanno vedere l’atmosfera intorno al nostro pianeta molto meno sporca, e questo ci fa sperare: se in soli due mesi di quasi fermo della produzione industriale e dei trasporti di persone e merci c’è stato un così grande beneficio, figuriamoci cosa può accadere durante anni… Mentre penso a questo possibile paradiso i Governi, a partire dall’Europa fino ad arrivare all’altro capo del mondo, fanno la corsa a stanziare enormi cifre per far ripartire l’economia a spron battuto ed evitare il più possibile fame e ansia a centinaia di milioni di persone; e soprattutto che ‘la superstar’ PIL riprenda a crescere.
Cosa sta succedendo?

Per due mesi sono diminuiti i consumi, in molti settori la produzione si è quasi interrotta e l’economia si è ‘grippata’. Quali consumi e quindi quali produzioni, in particolare, hanno ceduto?
La produzione di automobili, quella di oggetti di lusso o comunque che servono a ben poco, la produzione di barche e aerei, di armi, la diminuzione dell’estrazione di petrolio e gas, il fermo dei viaggi in crociera e in aereo, la “produzione” delle partite del pallone, delle corse di Formula Uno…
Ma da mangiare, a chi di solito lo ha sempre avuto, è mancato? No, la produzione e vendita di prodotti agricoli di prima necessità, e non solo, non si sono mai fermate. In molti settori sono addirittura aumentate, a parte una brusca frenata subita dai fiori e il vino ad alto prezzo, causa la chiusura di hotel, agriturismi, ristoranti e bar.

È veramente un problema vitale subire per due mesi le ‘ferie forzate in casa’ e non spendere soldi per viaggi, l’automobile, per oggetti non indispensabili e spesso inutili, per ristoranti, bar, feste ed eventi di ogni genere?
Sì, perché a molte famiglie non arriva neanche uno stipendio e molti artigiani e industriali non hanno entrate per pagare tasse e affitti.
Chissà cosa avrebbero commentato i nostri avi che han vissuto guerre per anni e magari tra una guerra e l’altra si sono pure sorbiti una carestia. Forse il problema non è la ‘pandemia’.
Qual è il problema? Il problema è che, al contrario dei nostri avi, abbiamo bisogno di molti denari per pagare le bollette, gli abbonamenti, le ricariche, i mutui, i bolli, le assicurazioni… e molti vizi quotidiani che costano.

Bertrand Russell e le false verità

Bertrand_Russell_1... Ci sarebbe nel mondo molta gioia di vivere invece di nervi a pezzi, stanchezza e dispepsia. Il lavoro richiesto sarebbe sufficiente per farci apprezzare il tempo libero, e non tanto pesante da esaurirci. E non essendo esausti non ci limiteremmo a svaghi passivi e vacui (…) Uomini e donne di media levatura, avendo l’opportunità di condurre una vita più felice, diverrebbero più cortesi, meno esigenti e meno inclini a considerare gli altri con sospetto. La smania di fare la guerra si estinguerebbe in parte per questa ragione, e in parte perché un conflitto implicherebbe un aumento di duro lavoro per tutti (…) Il buon carattere è di tutte le qualità morali quella di cui il mondo ha più bisogno, e il buon carattere è il risultato della pace e della sicurezza per tutti; noi abbiamo preferito far lavorare troppo molte persone, lasciandone morire di fame altre. Perciò abbiamo continuato a sprecare tanta energia quanta ne era necessaria prima dell’invenzione della macchina; in ciò siamo stati idioti, ma non c’è ragione per continuare ad esserlo”. (Dall’Elogio dell’Ozio di Bertrand Russell).

Bertrand Arthur William Russell (1872-1970), matematico, fisico e filosofo. Per sua fortuna, e direi anche nostra, Russell dopo anni di studi nei vari campi non ne uscì carico di nozioni e confuso per aver spaziato in più materie tra loro molto differenti.
Ne uscì come un uomo di cultura preparatissimo, sempre più desideroso di essere presente nella società come persona attiva, dando un sano contributo nell’implementare la logica nella matematica e man mano nella politica, nell’economia e nella psicologia. La sua ‘esperienza in campo’ gli faceva affermare che la filosofia non ha il compito di procurare delle certezze assolute quanto di eliminare delle false verità, costi quel che costi.
E mi viene da pensare che una delle false verità più evidenti è continuare a sentenziare che la sovrapproduzione è indispensabile per mantenere occupazione e ricchezza, pianificando ancora affinché la stessa sovrapproduzione (il PIL) aumenti. È come dire che mi trabocca il latte perché bolle e quindi aumento la fiamma. Mettendo a rischio pentolino e fornello, sprecando il latte.

Il solipsismo e la dittatura del denaro

Chi è che vuole un quadretto tragicomico del genere?
Sono ‘quelli del solipsismo’. Solipsismo: fino alla scorsa settimana non sapevo che esistesse questa parola tanto buffa da dire quanto incredibilmente illuminante. Dal vocabolario: egocentrismo esasperato; in campo etico, teoria che assuma il principio dell’egoismo e dell’utile individuale come norma etica fondamentale.
La chiave a parer mio sta in ‘… come norma etica fondamentale’. L’enorme quantità di denaro e le esagerate (come numero e spazio occupato) opere costruite e in costruzione per far girare l’economia globale sono riservate a pochi arricchiti. Bastano solo, oramai, le dita di una mano per contare chi ha accumulato la ricchezza della metà della popolazione mondiale più povera. Alla fine degli anni Novanta ce ne volevano più di 500; ultima notizia di questo giugno è che 1.250 solipsisti detengono il 60% della ricchezza globale. Il rimanente 40% è per quasi otto miliardi di individui, tra i quali ce n’è qualche centinaio di milioni che certamente viene più facile chiamare ricchi che poveri.

Vi siete chiesti perché all’arrivo del virus sono state chiuse le scuole, le chiese… e i mercati finanziari no? Chi si è preso le migliaia di miliardi di dollari e di euro bruciati dai mercati finanziari visto che quei soldi non hanno preso fuoco? Vi siete mai chiesti perché nella ‘grande famiglia mondiale’, impregnata di economia globale, c’è chi può permettersi di far esistere, e approfittarne, i ‘limpidi’ paradisi fiscali che non hanno niente, e poi niente di mondiale e globale?

A ‘quelli del solipsismo’ fa comodo aspirare capitali e denari in un ‘quadretto’ illogico con individui scombussolati per troppo lavoro e individui umiliati per assenza di lavoro: perché i primi non hanno tempo e coraggio di riflettere e ribellarsi e i secondi, che servono anche da spauracchio per i primi, si sentono tanto offesi dalla sorte da non aver voglia di reagire e, se lo fanno, spesso si prestano alla malavita la quale, oltre al terrore e alla quotidiana violenza, è foriera della necessità di ulteriori inutili acquisti da parte di coloro che hanno un minimo di proprietà, o semplicemente una casa in affitto e un lavoro: cancelli, grate di acciaio, porte blindate, casseforti, allarmi, costellazioni di telecamere, assicurazioni. Ma per fortuna, anche grazie a questo, il PIL aumenta.

Individui e persone

Quelli del solipsismo’, però, di sicuro hanno almeno due punti deboli:
il primo è un bisogno spasmodico di sentirsi importanti e al centro dell’attenzione; il secondo, che spesso si concretizza di conseguenza al primo punto, è la voglia scellerata di ricchezza. Se si fa attenzione, tutti e due i punti necessitano di un enorme pubblico che osanna, compra e consuma che che sia: i solipsisti esistono grazie ai ‘fans consumatori’.
Per fortuna questi particolari personaggi sono poche migliaia, vuol dire che il loro vasto e vitale pubblico, come già accennavo, va per gli otto miliardi. Cosa c’è dentro quest’ultimo gigantesco numero che non riesce a gestire poche scapestrate migliaia?

Individuo, dal greco a-tomos non diviso. Scrive il mio amico Massimo Angelini nel suo libro «Ecologia della parola»:«Individuo, ci parla di una unità conclusa in se… che basta a se stessa in un’illusoria autosufficienza. Il verbo individuare significa isolare una persona o una cosa per distinguerla tra tante, separarla dal resto, e l’individualismo, culto e ideologia fondati sull’individuo, è una delle cifre del nostro tempo».

Persona, dal greco pros-opon, di fronte allo sguardo. Sempre Angelini: «Sono persona perché l’altro mi guarda e, guardandomi, mi vede; senza l’altro, viene meno il mio essere persona e resto individuo (…) Agiamo come persona quando ci voltiamo verso l’altro (…) attraverso il nostro volto e il nostro nome ci riconosce in un modo unico, persona di fronte a persona, entrambi degni di relazione… ogni incontro, ogni storia; nulla di ciò che vive è mai stato prima e sarà più, unico per sempre, e perché unico, prezioso (…) Cosa è unico e prezioso non è bene accetto dalle geometrie politiche, come per quelle ecclesiastiche ed economiche, che hanno bisogno di soggetti neutri e generalizzati e non parlano a te o a me, ma ai cittadini, ai fedeli, ai clienti (più brutalmente, consumatori) ».

Se noi riuscissimo a essere delle persone, di buon carattere perché lavoriamo poco e tutti, non ci limiteremmo a passatempi passivi e bisognosi di sprechi; potremmo permetterci di fare rivoluzione, garbata, ogni volta che non acquistiamo qualcosa che non sia degna di rispetto e sobrietà. Non saremmo più individui, ‘fans consumatori; ma saremmo persone che senza violenza si relazionano e cambiano la storia.

Cambiare rotta è possibile

Il nostro è un momento storico meravigliosamente importante, dove da una parte l’alta tecnologia ha esponenzialmente arricchito e reso potenti pochi individui, ma dall’altra la stessa tecnologia (vedi, per esempio, itelefonini tuttofare’) l’ha in mano quasi l’intera popolazione mondiale e in pochi istanti possiamo collegarci e sentirci uniti e decidere cosa fare. Possiamo anche sapere tutto, con nome e cognome, dei pochi potenti, e se teniamo presente che li abbiamo aiutati noi a degenerare nella loro ‘malattia’ con il nostro osannarli e comprandogli di tutto, solo noi possiamo aiutarli ad essere più persona e meno individuo. Spetta a noi farli ravvedere fino al punto che loro stessi dirigano le loro capacità verso il buon senso; ci sarebbe un cambio di rotta ancora più evidente e veloce.

Lavoriamo per una ‘garbata rivoluzione’

Ad ogni modo non scordiamoci, mai, che persone intelligenti e allo stesso tempo coraggiose e tenaci nel far del bene ce ne sono già, anche ricche, più di quello che possiamo immaginare. Nel mio piccolo mondo, grazie alla mia azienda agricola e a tante altre simili che da anni sono impegnate con la ricerca e la pratica per produrre senza offendere il suolo e le persone che mangiano i prodotti della terra, ne ho conosciuti a centinaia: medici, genetisti, agronomi, architetti, economisti, agricoltori, artigiani di ogni arte, giovani e meno giovani, tutti con una voglia di conoscere e insegnare scambiandosi il meglio di ognuno. Chi ha avuto, e ha, la fortuna di frequentarli ne è rimasto affascinato. Io ne ho visti a migliaia rimanere affascinati e fare, a loro volta, buon proselitismo.

Aumenta sempre più il numero di persone, in tutto il mondo, che desiderano eGreta lavorano per una ‘garbata rivoluzione’. Già, con un pizzico di fortuna, si son trovati a collaborare clienti consapevoli (non consumatori) e giornalisti che hanno capito l’importanza del loro mestiere; in pochi mesi l’olio di palma poco etico e salubre è quasi sparito dalle etichette dei prodotti alimentari di tutto il mondo. Con lo stesso pizzico di fortuna la determinata disobbedienza di una ragazzina ha chiamato e chiamerà, per molti venerdì, centinaia di milioni di studenti, e non solo, in vie e piazze di città sparse in tutto il mondo per chiedere clemenza per il nostro Pianeta.

Noi contiamo

I virus, con il buon senso e medici e infermieri bravi e coraggiosi, si risolvono. I veri pericoli sono la produzione esasperata di rifiuti incontrollabili; i ghiacciai che si sciolgono; gli uragani sempre più frequenti; i tanti veleni che normalmente assorbiamo; il nostro continuare ad alimentare la voracità di ‘quelli del solipsismo’ e l’abitudine a dire: tanto noi non si conta nulla!
Contiamo eccome: se decidiamo, per esempio, di non comprare mai più un prodotto super imballato nella plastica, fabbricato con manodopera a sottocosto e magari in Paesi messi in ginocchio da un bel debito pubblico, prodotto e commercializzato da una multinazionale con sede e depositi bancari in paradisi fiscali; se invece compriamo lo stesso prodotto imballato in poca carta, fabbricato con coscienza da manodopera non sfruttata e la ditta produttrice paga le tasse regolarmente a uno Stato che regolarmente gestisce le opere pubbliche e tutti i servizi che gli competono.

Noi facciamo politica, votiamo i nostri produttori e i nostri politici tutti i giorni, anche più volte al giorno. Il nostro sacrificio iniziale sarà quello di spendere più soldi per aquistare il prodotto che non ha bisogno di creare scempi e sfruttamenti. Ciò vuol dire che investiamo per il nostro territorio e la nostra comunità. Non per il super ricco che accumula nel suo ‘paradiso’, dando benedizioni e sollecitando guerre per poterle finanziare.
La crescita infinita con individui e multinazionali dal fatturato di miliardi di dollari, con distese di tetti con dentro poche persone a lavorare; piccoli artigiani e rivenditori che chiudono bottega, dando un senso apocalittico a borghi e cittadine di provincia (gioielli di una bellezza aquisita in un passato remoto); campagne prosciugate della loro fertilità, o abbandonate: tutto questo non sarebbe più.
Speriamo che i nostri gesti, garbati, ‘rivoluzionari’ ci portino un pizzico di fortuna. Male che vada, almeno i nostri figli potranno dire un giorno: mamma e babbo, insieme a noi, ci hanno provato.

Rosario FloriddiaRosario Floriddia conduce insieme al fratello Giovanni l’azienda agricola Floriddia, convertita al biologico nel 1987. Rosario fa parte attiva della Rete Semi Rurali e del Coordinamento toscano produttori biologici. Si occupa della selezione dei cereali di vecchie varietà e della loro coltivazione in campo collaborando strettamente con Stefano Benedettelli, genetista dell’Università di Firenze, e Giovanni Cerretelli, agronomo e storico propugnatore del metodo della coltivazione biologica in Toscana. L’azienda sorge sulle colline pisane della Valdera, tra Peccioli e Villamagna di Volterra, su 300 ettari di terreno.
Informazioni: https://ilmulinoapietra.com/