Nuovi studi sugli effetti dell’irrigazione con acque saline sulla produzione di olio nei frutti di olivo e sulla capacità delle radici del pioppo di assorbire i micro inquinanti plastici.
PISA – I cambiamenti climatici e l’inquinamento sono fenomeni diffusi e inarrestabili che incidono sempre più sulle capacità produttive dei sistemi agro-forestali e sulla qualità dei loro prodotti. L’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna ha pubblicato due nuovi studi su questi temi che riguardano, in particolare, gli effetti dell’irrigazione con acque saline sulla produzione di olio nei frutti di olivo e l’assorbimento del diottilftalato (sostanza impiegata nella produzione delle materie plastiche, con effetti inquinanti) nel pioppo.
Lo studio su olivo e irrigazione con acque saline è stato pubblicato sulla rivista Plant Physiology and Biochemistry dal gruppo di docenti e ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Sant’Anna composto da Samuele Moretti, Alessandra Francini e Luca Sebastiani in collaborazione con l’Instituto de la Grasa di Siviglia, in Spagna. I risultati rivelano, per la prima volta, i meccanismi di accumulo del sodio nel frutto di olivo e gli effetti sui geni regolatori della via biosintetica degli acidi grassi. Si tratta di informazioni essenziali per valutare se e come utilizzare acque saline di scarsa qualità per sopperire alle sempre maggiori esigenze idriche degli ambienti mediterranei esposti ai drastici cambiamenti del clima.
Lo studio sull’accumulo del diottilftalato nel pioppo è stato pubblicato sulla rivista Environmental Science and Pollution Research dal gruppo di docenti e ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita composto da Francesca Vannucchi, Alessandra Francini, Erika Carla Pierattini e Luca Sebastiani in collaborazione con Andrea Raffaelli dell’Istituto di Fisiologia clinica del CNR di Pisa.
Lo studio nasce dall’osservazione che gli ftalati sono micro-inquinanti che hanno effetti negativi sul funzionamento degli ecosistemi e sulla salute umana, mentre il pioppo potrebbe essere una specie adatta per ridurre gli impatti dovuti alla persistenza di questi composti nell’ambiente. I risultati dimostrano che le radici del pioppo sono in grado sia di assorbire che di accumulare il diottilftalato. Oltre a confermare la tolleranza di questa specie a diversi composti inquinanti lo studio pone le basi per approfondire il metabolismo e la degradazione di queste sostanze tossiche all’interno dei tessuti vegetali.
Fonte: Scuola Superiore Sant’Anna
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