Rifiuti e riciclo

Scarti tessili, decine di grossi sacchi abbandonati nel bosco a Quarrata

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Nella foto Daniele Manetti, presidente di Legambiente Quarrata
La segnalazione dal circolo Legambiente. L’abbandono di questo tipo di rifiuti in campagna e nei boschi da qualche anno ha avuto un’impennata. Soprattutto in questa zona.

 

di Gabriella Congedo

QUARRATA (Pt) – Un altro episodio di inciviltà, l’ennesimo, legato alla piaga dell’abbandono di rifiuti. Oltre venticinque grossi sacchi neri pieni di scarti tessili sono stati abbandonati nei giorni scorsi in un bosco nei dintorni di Quarrata. Il compito di segnalare questo scempio in uno degli angoli più belli del territorio è toccato ancora una volta a Daniele Manetti, presidente di Legambiente Quarrata.
Avvertito telefonicamente da un cittadino Manetti si è recato in via del Pollaiolo e nel sentiero sterrato, accanto al fosso con diga e chiusura a Bocca Tarata, ha trovato il cumulo dei sacchi neri, tutti pieni zeppi di ritagli di stoffa.

La lotta contro l’abbandono illegale di rifiuti è uno degli storici cavalli di battaglia di Legambiente Quarrata. I volontari non si stancano di perlustrare, segnalare discariche abusive, organizzare giornate di pulizia e indire riunioni con gli “enti preposti”, come si usa dire, ma ogni volta sembra di ricominciare daccapo. Tolti da una parte, i rifiuti rispuntano dall’altra. O peggio, nello stesso posto che era stato bonificato poco tempo prima.

“Si tratta di mancanza di cultura ambientale – spiega Manetti – ma noi non molliamo e anche in tempi di coronavirus continuiamo a muoverci sul territorio nel rispetto delle norme di sicurezza e a segnalare gli abbandoni, in collaborazione con l’ufficio Ambiente del Comune e le Forze dell’ordine. Dobbiamo farlo se non vogliamo rimanere sommersi dai rifiuti illegali”.

L’abbandono di scarti tessili in campagna e nei boschi è un fenomeno piuttosto diffuso in questa zona, e non solo. Ha avuto un’impennata da quando, a partire dal 1°gennaio del 2017, gli scarti tessili sono passati a essere considerati rifiuti speciali non pericolosi; le imprese che li producono sono tenute a smaltirli tramite una ditta autorizzata. Un aggravio di costi che ha spinto alcune aziende di Prato, Pistoia, Firenze e dell’empolese a seguire la scorciatoia dello smaltimento illegale.

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