Mondo Bio

Rossella Bartolozzi è la nuova presidente di Toscana Bio

Da Sinistra: Carlo Triarico, Alessandra Alberti, Rossella Bartolozzi, Alberto Bencistà e Antonio Massa.
Da Sinistra: Carlo Triarico, Alessandra Alberti, Rossella Bartolozzi, Alberto Bencistà e Antonio Massa.

Dopo le dimissioni per motivi personali di Alberto Bencistà l’associazione del biologico toscano ha nominato un nuovo direttivo e un nuovo comitato tecnico fissando i nuovi obiettivi.

 

di Marcello Bartoli
1 dicembre 2022

FIRENZE – Mercoledì 30 novembre si è riunita l’assemblea dei soci di Toscana Bio per la Sostenibilità presso la sede della Fondazione Est-Ovest per discutere e deliberare sul rinnovo delle cariche istituzionali e sugli obiettivi programmatici per l’anno a venire. Rossella Bartolozzi, titolare della Probios con il socio Fernando Favilli, è stata votata all’unanimità nuova presidente dell’associazione e farà parte del direttivo in compagnia di Carlo Triarico, Alessandra Alberti e Antonio Massa. In appoggio al direttivo ci sarà un comitato tecnico composto da Piero Vannucci che seguirà l’organizzazione delle fiere, Terranuova edizioni che svolgerà un ruolo di supporto divulgativo, Barbara Bravi del Collegio dei Periti Agrari di Firenze ed Egidio Raimondi per il settore dell’architettura.

Il presidente dimissionario Alberto Bencistà ha aperto la riunione confermando come la sua scelta sia dovuta a motivazioni personali che lo hanno costretto a rinunciare anche al ruolo di presidente onorario: “E’ molto positivo che Rossella Bartolozzi abbia messo a disposizione dell’associazione una struttura importante come la Fondazione Est-Ovest, anche per rafforzare il dialogo e la collaborazione con i Comuni, la Regione e le altre istituzioni. L’auspicio è che si riescano a valorizzare le risorse della Toscana poiché presto ci saranno anche dei nuovi bandi. La guerra rischia di far involvere l’agricoltura con un ritorno al convenzionale o agli allevamenti intensivi“. 

Rossella Bartolozzi ricorda l’importanza di continuare con l’opera di Toscana Bio vista la difficile fase che l’Italia sta attraversando: “Dobbiamo rappresentare un supporto per le piccole e medie imprese fortemente penalizzate e che rischiano di soccombere, anche a causa delle banche che non fanno più fidi. Per farcela e ambire a ricevere contributi europei abbiamo la sola possibilità di unirci per avere insieme una voce, anche se la Toscana è difficile da unire, confidando nell’intelligenza e nell’amore per il territorio e per la biodiversità”.

Molti agricoltori prendono il contributo iniziale per la conversione al biologico, salvo poi ritornare al convenzionale. Sull’argomento la nuova presidente sottolinea come sia possibile “essere un aiuto per i piccoli produttori, un aiuto per formarli affinché mantengano la scelta di essere bio al di là dei contributi economici, verso la sfida del 25% coltivato a biologico entro il 2027. Potremmo inoltre creare fiere e mercati per sviluppare il canale di vendita. La Fondazione Est-Ovest dispone di uno spazio di 500 metri al coperto e di un’area esterna che potrebbero essere utilizzati per la promozione del bio a Firenze. Toscana Bio si candida dunque ad essere il braccio operativo in Toscana di Federbio”.

Per l’architetto Giovanni Galanti la questione del cibo biologico quale argomento centrale per la salute è pressoché assente: “Servirebbe un’informazione capillare alla popolazione e la possibilità di trovare mercati esclusivamente bio tutti i giorni, incontrando i contadini. Un mercato permanente rappresenterebbe un simbolo, da promuovere anche tramite siti istituzionali. Bisogna formulare delle proposte concrete alle istituzioni perché non hanno iniziative. Sul sito del Comune di Firenze non si trova nulla di bio. Manca una lista di tutte le fiere alimentari in Italia”. Galanti sottolinea poi che “vista la preoccupazione per la guerra in corso sarebbe importante organizzare gruppi di mutuo soccorso e collette alimentari”. 

Per Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica la Toscana ha una lunga e notevole storia sul bio, più importante rispetto ad altre regioni. A Firenze abbiamo la sede nazionale del biodinamico. E’ un punto di partenza importante anche se oggi non è facile aggregare e l’associazionismo va ripensato. In Toscana ci sono 5.500 aziende certificate ma la gran parte non partecipa alla vita delle proprie associazioni. Nonostante non ci siano molti aiuti dalle istituzioni (ma esiste l’opposizione al biodinamico), i consumi del settore aumentano. Eppure dobbiamo avere anche lo Stato e le amministrazioni dalla nostra parte con campagne informative serie. Forse come regione possiamo avere il primato, collaborare, lavorare sulla coscienza dei cittadini, informare le famiglie-scuole, partecipare alle fiere, non apparire come elitari. Ieri eravamo antagonisti nostro malgrado, oggi condividiamo un obiettivo comune. Dobbiamo rappresentare un punto culturale e servono risorse. Anche i convenzionali dovranno ridurre i pesticidi del 50% quindi avranno bisogno di aiuto per non svendere, specie le piccole aziende. Potremmo fissare degli obiettivi annuali: portare in città un evento contadino per le vendite e un evento culturale con bei nomi di alto profilo. Agricoltura è il governo del mondo della ruralità, tutto quello che non è città, non solo produzione di alimenti”.

La filosofa Gloria Germani, sostenitrice da sempre del biologico, ha ricordato l’importanza anche dell’ecologia della mente e della visione olistica mentre Alessandra Alberti, in rappresentanza di Anabio Toscana, ha condiviso la “necessità di unirsi, di avere maggiore contatto con i cittadini e fare molta informazione. Anabio organizza mercati ma non tutte le aziende partecipanti sono bio. Gli anziani non sanno cosa sono i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) anche perché non risultano facili da seguire”. 

Antonio Massa, titolare di un piccolo birrificio di Montevarchi, non fa parte del mondo bio ma dice di avere ben presente l’importanza della filiera degli alimenti: “Ci sono tanti agricoltori che non sono certificati biologici ma sono molto attenti. C’è un mondo da intercettare per creare una sintesi soprattutto nella trasformazione”. 

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Alberto Bencistà con Maria Grazia Mammuccini.

All’appuntamento era presente anche Maria Grazia Mammuccini, presidente nazionale di Federbio, che ha sottolineato l’importanza di aver approvato la legge sul biologico nella legislatura precedente viste le politiche europee all’orizzonte: Si rischia di tornare indietro se non c’è un impegno quotidiano, ma prima di parlare solo di aumentare la produzione bisognerebbe impegnarsi di più sullo spreco alimentare e tenere presente il cambiamento climatico che incide sulla riduzione dei raccolti. L’impegno sul territorio è fondamentale e Federbio è a disposizione. In primavera potremmo organizzare un’iniziativa Donne e sostenibilità per passare dal profitto alla cura. Serve ripartire dal territorio, alle comunità del cibo e a quelle energetiche. La sovranità alimentare non è autarchia ma rappresenta una critica all’agricoltura intensiva“.  

Maurizio Mazzariol, dell’Associazione nazionale Produttori biologici e biodinamici Altragricoltura Bio, sottolinea invece l’importanza di riuscire a tenere lo sviluppo rurale nei territori per creare alleanza coi consumatori e con i bisogni concreti:Servono biodistretti più “stretti” e non tali da comprendere intere regioni. Sostenibilità per l’agricoltore significa anche avere reddito e per i consumatori arrivare a comprare cibi sani, quindi bisogna creare un rapporto con le istituzioni molto forte. I prezzi di vendita dovrebbero essere compensati dagli enti pubblici. Anche l’origine dei semi deve essere biologica per proteggere davvero l’agricoltura contadina. Possono aiutare le piattaforme e-commerce. Bisogna fare mercati con stand tutti bio altrimenti si crea confusione tra la gente che ancora si interroga sulla bontà del bio certificato. La garanzia la deve dare chi certifica e chi organizza le iniziative”.

Barbara Bravi, in rappresentanza del Collegio dei Periti Agrari, considera utile ma difficile organizzare un mercato giornaliero: “Andrebbe fatto ruotare e andrebbe studiato bene per via delle potenzialità, delle quantità dei prodotti e della disponibilità dei produttori. I cittadini dovrebbero conoscere meglio cosa significa presidiare il territorio per vivere davvero meglio”.

Per l’architetto Egidio Raimondi “il tema è culturale e serve a provocare dei cambiamenti che non si fanno per legge. Quindi è bene agire sul piano politico e culturale e tornare ai territori, alle comunità, intese anche come comunità di energie rinnovabili. Come Ordine degli Architetti sarebbe interessante seguire la coltivazione dei materiali per l’edilizia oppure quella derivante dagli scarti alimentari. A Firenze potremmo avere un nuovo Rinascimento. Come direttivo nazionale del Movimento dei consumatori possiamo fare informazione per trasformare i consumatori in consum-attori”.

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