L’associazione ambientalista: “L’importanza del sito avrebbe richiesto una maggiore attenzione nella fase dello studio di incidenza ambientale”.
PIOMBINO (Li) – Dopo il via libera della Regione Toscana è imminente l’avvio dei lavori per gli impianti necessari alla messa in funzione del rigassificatore che sarà ormeggiato per tre anni nel porto di Piombino. Il Wwf si è schierato fin dall’inizio contro l’impianto definendolo “una scelta antistorica e dannosa”. Ora l’associazione, per voce del delegato per la Toscana Roberto Marini, esprime preoccupazione per gli impatti ambientali che le opere a terra necessarie per il rigassificatore potranno avere su un’area di grande valenza naturalistica.
Il rigassificatore nel Porto di Piombino è da mesi al centro del dibattito locale e nazionale. Al di là delle valutazioni sulle strategie energetiche sottese a tale scelta, il WWF è molto preoccupato degli impatti ambientali che le opere a terra necessarie per il rigassificatore potranno avere su un’area di grande valenza naturalistica protetta a livello nazionale e internazionale.
In più occasioni il WWF Italia – anche attraverso osservazioni in fase di Valutazione di Incidenza Ambientale – ha evidenziato le problematiche legate agli impatti delle opere a terra del rigassificatore rispetto al sito “Padule Orti-Bottagone” classificato come Zona Speciale di Conservazione nonché Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000 dall’Unione Europea, oltre ad essere stato designato come Important Bird Area e candidato a diventare zona Ramsar.
Il sito si sovrappone in buona parte alla Riserva Naturale Regionale “Padule Orti-Bottagone” e rientra nella rete delle Oasi WWF in base a un accordo per attività di gestione e conservazione della biodiversità sottoscritto dal WWF e dalla Regione Toscana.
Qualsiasi intervento sul sito merita pertanto la massima cautela al fine di rispettare i valori di biodiversità che esso contiene e gli impegni assunti al riguardo dall’Italia a livello europeo e internazionale. L’importanza del sito richiede quindi una grande attenzione nel valutare gli impatti delle opere di messa a terra che verrebbero posizionate a circa 300 metri dall’area protetta.
Un’attenzione che, purtroppo, non si è riscontrata nella fase dello Studio di Incidenza Ambientale dove sono riportati dati tratti da studi anche di oltre dieci anni fa, tanto che tra quelle prese in considerazione mancano specie rarissime in Italia come il falco pescatore, più volte documentato come nidificante nel sito, o strettamente protette come il lupo. Lacune non giustificabili considerato che è in fase di approvazione un Piano di gestione della Riserva con dati aggiornati.
Non sono stati poi adeguatamente valutati i possibili effetti sulla fauna – neppure per le specie prioritarie – a causa del passaggio di veicoli e mezzi meccanici durante la fase di cantiere. Le emissioni sonore legate al transito dei mezzi a una distanza di 300 metri dalla Riserva stessa, ancorché stimate sotto le soglie previste dagli strumenti regolatori, potrebbero creare un disturbo significativo in fase di nidificazione per diverse specie protette. Sempre in fase di cantiere, poi, la ricaduta di polveri rilasciate in atmosfera potrebbe alterare in maniera significativa (per quanto temporanea) la qualità delle acque del Padule (come nel caso del Fosso Cosimo e fossi afferenti al Padule) perché gli accorgimenti suggeriti per evitare tale pericolo non sono obbligatori durante tutte le lavorazioni di scavo e movimentazione del tracciato.
Poco approfondita è stata poi l’analisi dell’attraversamento di almeno due corsi d’acqua presenti nel sito, come il fosso Cosimo e il fiume Cornia, sebbene la gestione dei livelli idrici sia la principale criticità indicata nella stessa Relazione Ambientale dei proponenti. Non viene definita la profondità dell’attraversamento, né che tipo di impatto questo potrà avere su idrologia e sedimi, nonostante ciò sia essenziale per valutare le possibili ricadute negative su una serie di habitat prioritari presenti nell’area (lagune costiere, pascoli inondati mediterranei, steppe salate mediterranee, ecc.).
Non si può così escludere che gli interventi proposti finiscano per intaccare le falde che alimentano i pozzali della parte est degli Orti e quelli dentro il Bottagone, indispensabili per mantenere la presenza dell’acqua in palude quando il fosso Cosimo non riesce a far risalire l’acqua dal mare per mancanza di vento di scirocco o a causa del frequente insabbiamento della foce.
Il previsto adeguamento di due strade esistenti collocate tra il tracciato del gasdotto e il fiume Cornia finirebbe poi per aumentare il disturbo acustico e le emissioni in atmosfera fino al margine settentrionale della Riserva. Infine non va trascurato l’effetto cumulativo di frammentazione degli habitat, in particolare per l’avifauna, causato dalla barriera (seppur parziale) rappresentata dall’ampliamento significativo delle strutture in località Vignarca per la realizzazione dell’impianto di correzione dell’indice di Wobbe.
Le dimensioni di tale impianto (48 m di lunghezza per 9 di altezza, per una superficie verticale complessiva di quasi 500 mq), seppure a distanza di circa 500 m dal limite meridionale della Riserva, combinate con la presenza di altre infrastrutture di notevoli dimensioni sul lato ovest (come l’ex-centrale ENEL) o delle linee elettriche che, anche se dismesse, ancora attraversano la Riserva, possono rappresentare un ulteriore elemento di frammentazione degli habitat del sito riducendo l’accessibilità a specie anche molto mobili come i fenicotteri, con un potenziale aumento degli impatti sulle linee elettriche residue.
Roberto Marini, delegato del WWF Italia per la Toscana
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