Il Centro di Ricerca spedisce delle mascherine riutilizzabili e certificate al Governo per suggerirne l’uso a enti pubblici e cittadini.
CAPANNORI (Lu) – E’ difficile che il problema causato dalle mascherine usa e getta possa essere risolto senza che governo, istituzioni ed enti preposti affrontino la questione a monte, ovvero facilitando l’acquisto e la diffusione di mascherine lavabili e riutilizzabili. Ecco perché è durato alcuni mesi di intenso lavoro il percorso di progettazione e realizzazione delle mascherine della Cooperativa Sociale EtaBeta e dall’associazione Zero Waste Italy, nello sforzo di ottenerne finalmente di poco impattanti sull’ambiente.
Come assicurano i coordinatori del progetto “sono classificate quali dispositivi medici e certificate dalla Comunità europea e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna che ha testato pubblicamente i livelli di sicurezza che sfiorano quasi il 100%. Tali mascherine sono lavabili almeno 25 volte, dotate esternamente di tessuto antivirale e di un piccolo filtro (l’unica parte da sostituire e da conferire nell’indifferenziato, meno del 2,5% delle mascherine in Tessuto non tessuto che devono essere smaltite per intero) che garantisce un livello di sicurezza sanitaria al 99,8%“.
“Ora possiamo dire che l’alternativa alle mascherine usa e getta esiste – dichiara Rossano Ercolini, presidente del Centro di Ricerca Rifiuti Zero – dispositivi da utilizzare anche sui luoghi di lavoro, in residenze protette e nelle scuole. Ormai le troviamo abbandonate ovunque e non siamo a conoscenza di mascherine che raggiungano tali livelli di sicurezza e che non sia necessario smaltire nei rifiuti indifferenziati. Ecco perché chiediamo che a partire dagli enti pubblici si adottino queste mascherine che coniugano la sicurezza sanitaria alla minimizzazione della produzione di rifiuti”.
Nei giorni scorsi il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, in collaborazione con la Fondazione Zero Waste Europe e con Zero Waste Italy, ha spedito diverse confezioni delle mascherine in questione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Sanità Roberto Speranza, al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, alla ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina e al commissario Domenico Arcuri.
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