Rifiuti e riciclo

Rifiuti organici, i Medici per l’Ambiente ancora critici verso i biodigestori

Il biodigestore di Montespertoli
Il biodigestore di Montespertoli

A lanciare l’allarme è un nuovo position paper firmato da alcuni ricercatori. Possibili rischi legati alle emissioni e all’inquinamento. 

 

Redazione
14 aprile 2025

AREZZO – Il professor Gianni Tamino di Medici per l’Ambiente (ISDE) ha espresso più volte le proprie riserve sui cosiddetti impianti di biodigestione che, tramite un processo di decomposizione della sostanza organica per via anaerobica (senza ossigeno), convertono i rifiuti organici domestici e gli scarti agricoli in energia termica, elettrica e in altri output di processo.

Nei giorni scorsi ISDE è tornata ad affrontare il tema sulle pagine del proprio sito web sottolineando come questi impianti non siano esenti da “possibili criticità ambientali e sanitarie e da distorsioni speculative”. A lanciare l’allarme è un nuovo position paper firmato da Agostino Di Ciaula, Vitalia Murgia, Maria Grazia Petronio, Gianni Tamino e Roberto Romizi.
L’analisi si basa su una revisione della letteratura scientifica e considera i possibili impatti ambientali e sanitari della digestione anaerobica, spesso trascurati o sottovalutati nel dibattito pubblico e nelle valutazioni tecniche autorizzative.

Cosa emerge dal documento ISDE?

• Emissioni climalteranti: gli impianti a digestione anaerobica generano emissioni fuggitive di metano, un gas serra 84 volte più potente della CO₂ nel breve termine. Anche la combustione del biometano, spesso sottovalutata, contribuisce al riscaldamento globale come qualunque altra combustione.

• Inquinamento atmosferico: gli inquinanti generati comprendono formaldeide, particolato fine, ossidi di azoto, ammoniaca e bioaerosol (una miscela di batteri e funghi). Tutto questo è in grado di generare patologie respiratorie e di aumentare i rischi oncologici e cardiovascolari, specie nei residenti nelle aree limitrofe agli impianti e nei lavoratori.

• Compost e digestato contaminati: il digestato, se usato come fertilizzante, può contenere antibiotici, metalli tossici, residui chimici, microplastiche e PFAS. Può anche favorire la diffusione di antibiotico-resistenza e la contaminazione della catena alimentare.

• Odori e incidenti: gli impianti sono sorgenti potenziali di inquinamento olfattivo e non sono esenti da rischi di incidenti rilevanti, come dimostrato da numerosi casi documentati in Europa.

La proposta alternativa di ISDE è quella di offrire meno incentivi “a senso unico” e garantire più compostaggio aerobico per soddisfare le esigenze dei cittadini e non delle imprese“Sotto la spinta degli incentivi questi impianti sono spesso sovradimensionati o non necessari, a scapito di soluzioni più semplici, più economiche e potenzialmente più sostenibili. In ogni caso gli impianti per il trattamento delle frazioni organiche dovrebbero sempre essere adeguatamente dimensionati secondo le necessità dei territori nei quali devono essere realizzati”.

Secondo gli autori del position paper la gestione della frazione organica, in linea con le direttive Ue, dovrebbe privilegiare la prevenzione, l’autocompostaggio, il riciclo sostenibile di materia e l’arricchimento in carbonio dei suoli agricoli. La digestione anaerobica, essendo principalmente destinata al recupero energetico, dovrebbe essere considerata una scelta residuale e non prioritaria.

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