Le sezioni di Firenze, Empoli e Pontedera: “Vorremmo capire se è vero che Ecoespanso ha ricevuto decine di milioni di finanziamenti europei”.
di Gabriella Congedo
Il dubbio è atroce ma ci sta tutto: che la filiera del settore conciario abbia incamerato decine di milioni di euro di finanziamenti europei destinati a progetti “end of waste”, cioè di chiusura del ciclo dei rifiuti, quando in realtà continuava allegramente a inquinare.
Legambiente torna sull’inchiesta “Keu” della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, dalla quale emerge un presunto sistema criminale per la gestione illecita dei rifiuti del distretto conciario di Pisa. Sistema del quale sarebbe un nodo strategico il ciclo di trattamento dei fanghi inviati al depuratore Aquarno.
“Le indagini riferiscono di fanghi sversati tal quali nell’alveo dell’Usciana – dichiarano in una nota congiunta le sezioni Legambiente di Firenze, Empoli e Pontedera – di sforamenti sistematici degli scarichi, del traffico di ceneri da Ecoespanso verso impianti di aggregati in mano a ditte vicine a clan della ‘Ndrangheta; infine, di spandimenti di questi aggregati direttamente nell’ambiente o come riempimenti nei lavori della SR 429”.
L’inchiesta ha restituito una fotografia impietosa di quanto poco contino, in certi ambienti, la salute delle persone e la tutela dell’ambiente di fronte al profitto. Con in più il sospetto di pesanti complicità politiche. “Ci chiediamo poi, con altrettanto sbigottimento – prosegue la nota – com’è stato possibile che consiglieri regionali della nostra zona abbiano presentato un emendamento che avrebbe dato la possibilità al depuratore Aquarno di funzionare senza Valutazione di Impatto Ambientale”.
Il materiale proveniente da Ecoespanso, mescolato a inerti e riciclato in un aggregato, “sembra sia stato usato nei lavori per la SR 429 da Empoli a Castelfiorentino, nel maneggio di Peccioli, nella lottizzazione del Green Park a Pontedera, all’aeroporto militare di Pisa e in numerosi altri siti” .
Il meccanismo di smaltimento illegale dei rifiuti conciari non si sarebbe limitato a interrare, spacciandoli come inerti per l’edilizia, materiali contenenti metalli pesanti, tra cui il famigerato cromo esavalente. Ecoespanso sarebbe riuscita ad aggiudicarsi decine di milioni di euro di fondi europei destinati a progetti di “end of waste”, cioè di chiusura del ciclo dei rifiuti. Il dubbio è che molti di questi progetti spacciati come modelli di economia circolare siano stati una colossale operazione di “Green Washing”, in altre parole ambientalismo di facciata, fuffa.
Gli affari della criminalità organizzata hanno già coinvolto la Toscana negli anni ‘90, ricorda Legambiente: “I rifiuti tossici toscani, anche di questo distretto, andavano nelle mani della Camorra, avvelenando in Campania la cosiddetta “Terra dei Fuochi” e la salute di molte famiglie che in quei luoghi abitavano. Oggi si legge basiti di ‘Ndrangheta. A livelli che mai ci potevamo aspettare tanto gravi”.
L’inchiesta Keu cade come una mannaia anche sugli sforzi di rinnovamento compiuti in questi anni dagli imprenditori onesti “doppiamente beffati dalla concorrenza sleale di chi ha perpetrato ecoreati e dal danno d’immagine di essere comunque associati al malaffare che sta emergendo”.
L’augurio è che da tutto questo nasca “un generale ripensamento sui cicli produttivi che comportino gravi rischi per gli ecosistemi e la salute umana”. E magari, aggiungiamo noi, anche maggior rigore e controlli severissimi su come vengono impiegati i fondi europei, che poi sono soldi di tutti.
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