Si è appena conclusa la missione presso il Kalachakra Institute for Meditation di Dharamsala. Le ricerche riguardano gli effetti di alcune pratiche meditative avanzate sull’attività cerebrale.
PISA – Si è appena conclusa la missione di alcuni docenti dell’Università di Pisa presso il Kalachakra Institute for Meditation di Dharamsala, in India, dove hanno preso contatti per condurre ricerche sugli effetti di alcune pratiche meditative avanzate sull’attività cerebrale.
Invitati a partecipare a una serie di incontri con H.E. Choekyi Nangpa Rimpoche, eletto a capo di una delle quattro scuole del buddismo tibetano (la Scuola Jonang), Angelo Gemignani e Ciro Conversano del dipartimento di Patologia chirurgica e Bruno Neri del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione hanno avuto la possibilità di essere ricevuti dal Dalai Lama nella sua residenza privata di Dharamsala per presentare i loro studi.
«La collaborazione con il Kalachakra Institute for Meditation ci permetterà di incrociare l’esperienza in prima persona con l’osservazione dei correlati neuronali, in particolare con lo studio dei tracciati elettroencefalografici registrati nel corso delle sessioni di meditazione (la cosiddetta neurofenomenologia di Francisco Varela) – spiegano i ricercatori – Potremo lavorare con meditatori avanzati che praticano alcune tecniche esoteriche, tramandate solo per via orale da maestro a discepolo, che permetterebbero di accedere al controllo del rapporto mente/corpo e quindi di indagare quello che il filosofo australiano David Chalmers ha definito “hard problem” (il problema difficile)».
Il momento più intenso della missione è coinciso con l’udienza privata che il Dalai Lama ha voluto dedicare all’incontro con i ricercatori pisani che ha rivisto dopo oltre due anni dal Simposio The Mindscience of Reality del 2017, quando l’Università di Pisa gli aveva conferito la laurea magistrale honoris causa in Psicologia clinica e della salute.
Il Dalai Lama li ha ricevuti, insieme ai loro accompagnatori, nella sua residenza privata di Dharamsala, trattenendosi con loro per oltre 90 minuti, nel corso dei quali ha chiesto di essere informato sul progresso delle loro ricerche e ha fornito preziosi suggerimenti per una migliore comprensione delle tecniche e degli effetti delle principali pratiche contemplative tipiche del buddismo tibetano.
Durante la settimana di permanenza a Dharamsala uno spazio importante è stato dedicato alla possibilità di applicare alcune tecniche di training mentale, come i protocolli basati sulla mindfulness, nate e sviluppatesi nell’alveo delle pratiche contemplative del buddismo tibetano, per ridurre lo stress cronico e aumentare il benessere interiore.
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