Raramente una proposta di legge è stata così dibattuta e contrastata nel suo percorso (ha votato contro anche l’Italia). Vediamo perché.
di Sandro Angiolini
25 giugno 2023
Pochi giorni fa, a Bruxelles, il Consiglio dei ministri dell’Ambiente dei 27 Stati membri dell’Unione Europea ha approvato a maggioranza (20 voti a favore, due astenuti e 5 contrari – tra cui guarda caso l’Italia) una proposta di legge che prevede di raggiungere determinati obbiettivi per il restauro degli ambienti naturali da qui al 2030 e al 2050. Tra questi obbiettivi c’è quello di recuperare allo stato naturale il 20% delle terre e dei mari oggi in condizioni critiche dell’Europa, e di raggiungere poi il 100% entro il 2050.
Raramente una proposta di legge era stata così dibattuta e contrastata nel suo percorso; vediamo perché:
– la prima grande critica riguarda la tempistica: siamo già a metà 2023, molti Paesi sono impegnati a spendere (si spera bene, ma non c’è da giurarci) i fondi del Next Generation EU (leggi PNRR da noi), e abbiamo un casino micidiale in corso a Est. Non esattamente una situazione ideale per recuperare un ritardo nell’acquisire uno stato conservativo decente di una grossa fetta del nostro ambiente; inoltre, quando si opera con la natura, sappiamo che gli interventi sono più complessi e i tempi sempre più lunghi rispetto al fare la spesa in un supermercato. Pur riconoscendo che una percentuale inquietante (circa l’80%) degli ambienti naturali della UE è considerata oggi in stato precario (sempre fonte UE, ma personalmente mi sembra un valore un po’ troppo alto), una maggiore gradualità sarebbe consigliabile;
– non è chiaro il livello di flessibilità concesso agli Stati membri nell’applicare la futura legge, che sarà differenziato rispetto ai vari settori di applicazione (es. agricoltura, foreste, pesca, etc). I rappresentanti delle associazioni agricole temono una pesante limitazione delle loro attività, con conseguente rialzo dei costi, e altre grane collaterali. È chiaro che una certa indeterminazione in questa fase è voluta, perché la proposta deve ancora essere approvata dal Parlamento europeo, e poi ci sarà un’ulteriore fase di concertazione. Ricordo anche che l’obbiettivo di garantire condizioni ambientali e paesaggistiche migliori è ormai uno dei capisaldi della politica agricola europea, quindi tocca farci i conti fino in fondo: si spera che si possano trovare soluzioni applicative ragionevoli anche tenendo conto di chi la terra la lavora;
– e qui vengo all’ultima riflessione. Direi che sono ripiene di saggezza le parole pronunciate dal commissario europeo all’Ambiente dopo il voto di pochi giorni fa (il Lituano Virginijus Sinkevicius): “Posso solo invitare tutte le parti in causa a rimanere calme e a negoziare. Questo è il modo con il quale di solito raggiungiamo le conclusioni migliori possibili”.
Se son rose fioriranno…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
Vedi https://www.amazon.it/dp/883221184X?ref_=pe_3052080_397514860
Aggiungi un commento