“In Toscana dopo le acque superficiali per uso potabile, la cui situazione di inquinamento è ormai risaputa, adesso ci stiamo giocando anche le acque sotterranee”.
Riprendiamo l’argomento del recentissimo rapporto ARPAT 2016-2018 sulle acque sotterranee in Toscana, che segnala un notevole peggioramento dello stato chimico rispetto al triennio precedente, pubblicando un intervento delle associazioni: Acqua Bene Comune Pistoia, Alleanza Beni Comuni Pistoia, Comitato Obiettivo Periferia, Forum Toscano Movimenti per l’Acqua.
Che le acque della Toscana non fossero in buona salute ce ne eravamo accorti: nella piana pistoiese, ad esempio, sapevamo bene che tutti i corpi idrici presentavano una contaminazione da pesticidi ben oltre i limiti; recentemente poi sono venute alla luce nel nostro territorio – cosa però nota da tempo a chi avrebbe dovuto provvedere – situazioni incredibili di inquinamento delle falde da contaminanti estremamente pericolosi, come il cloruro di vinile monomero (CVM), cancerogeno certo, ma anche da tricloroetilene e tetracloroetilene, cancerogeni probabili, con gravi rischi per la popolazione, lasciata all’oscuro di tutto. Né altrove le cose andavano poi tanto meglio.
Ormai risaputa la situazione delle acque superficiali per uso potabile, largamente utilizzata per approvvigionare le nostre case, nessuna acqua di qualità, il 17% con caratteristiche scarse, il 51% di pessima qualità e addirittura si è dovuto creare la classe “Sub A3” – ossia acque che necessitano di deroghe per il loro utilizzo – che ammontano al 32%.
Oggi ARPAT, con il suo rapporto 2016-2018 sulle acque sotterranee1, ci dice che la situazione dell’inquinamento chimico delle acque in Toscana è ulteriormente peggiorata rispetto al precedente triennio, con le acque con stato scarso passate dal 18% al 31% (con un aumento del 72%!) Più che dai numeri, il peggioramento è espresso visivamente dalla figura riportata nel report:
Come si vede chiaramente, le acque sotterranee stanno evolvendo verso un “profondo rosso”, mentre le acque con stato buono o giù di lì (acque considerate buone in virtù del fatto che l’inquinamento presente costituisce il cosiddetto “fondo naturale”) si riducono drasticamente, come è ben visibile dall’assottigliamento delle fasce gialla e verde.
C’è di più: ARPAT ci dice che “si riscontra il peggioramento progressivo per il triennio più recente 2016-2018, con una evidente correlazione tra periodi con forti precipitazioni e incrementi dello stato scarso. La prevalenza, nella ricarica, del trasferimento di inquinanti dalla superficie rispetto alla diluizione denuncia, pertanto, ancora un’evidente vulnerabilità”.
Cosa significa, tradotto nel linguaggio di tutti i giorni? Significa che le piogge abbondanti, anziché diluire gli inquinanti presenti nelle acque sotterranee, peggiorano la situazione perché, penetrando nei terreni, trasportano con sé una tale quantità di inquinanti presenti nel suolo da soverchiare l’effetto di diluizione che di per sé produrrebbe l’acqua portata dalle piogge.
In riferimento poi all’inquinamento da solventi clorurati trovati nelle acque sotterranee a Pistoia, desta preoccupazione il fatto che nel rapporto di ARPAT viene riscontrato un incremento di inquinanti “diffusi e persistenti di origine antropica” che la sottostante figura ci aiuta a comprendere quali siano:
E le istituzioni cosa fanno?
Da una parte consentono per decreto di usare oltre 160 pesticidi nelle aree di salvaguardia dei pozzi di prelievo delle acque per uso potabile, senza tenere in alcun conto la “evidente vulnerabilità” delle acque sotterranee, ben sapendo che nel pistoiese in particolare i pozzi dell’acquedotto sono in mezzo ai vivai; dall’altra, bloccando il turn over del personale di Arpat, provocano carenze di organico proprio nelle aree più critiche, come quella di Pistoia, con la conseguente riduzione della capacità di controllo dell’Agenzia.
A pensar male si fa peccato, ma c’è un solo modo per toglierci dalla testa questi cattivi pensieri: gli attuali amministratori della Regione devono, da una parte, cancellare il vergognoso decreto PUFF con cui si autorizza l’uso di così tanti pesticidi nelle aree di salvaguardia dei pozzi di prelievo delle acque per uso potabile, dall’altra, mettere le Agenzie deputate alla tutela dell’ambiente e della salute delle persone in grado di effettuare gli indispensabili controlli senza subire condizionamenti di sorta, né economici né politici.
1 http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2020/015-20/acque-sotterranee-monitoraggio-2016-2018
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