Il trattato arriva dopo quindici anni di negoziati e contiene obiettivi importanti. La loro attuazione dipenderà dal comportamento dei singoli Stati.
di Sandro Angiolini
12 marzo 2023
La notizia a carattere ambientale più importante dell’ultima settimana è con tutta probabilità la firma di un accordo internazionale, dopo molti anni di negoziati, per la protezione degli oceani (High seas Treaty). Prima di questo trattato non c’era un meccanismo globale che permettesse ai Paesi di istituire aree marine protette in alto mare, cioè al di fuori delle acque di competenza di singoli Stati, pari a 200 miglia marine.
Ma oltre a fornire per la prima volta un quadro regolatorio per l’istituzione di aree protette negli oceani il trattato entra nel merito di altre tre importanti questioni:
– il modo in cui dev’essere valutata la compatibilità ambientale delle forme di sfruttamento delle risorse contenute negli oceani (es. estrazione mineraria)
– l’accesso e la condivisione dei risultati (leggi profitti) riguardanti le risorse genetiche marine che sono già usate dalle aziende private per sviluppare prodotti;
– il modo in cui gli Stati più poveri potranno accedere alle tecnologie applicate negli spazi oceanici (quindi con una condivisione dei risultati della ricerca applicata).
Il tentativo, in sostanza, è di rendere da un lato più protetti gli ecosistemi presenti nelle acque, e, dall’altro, di prevenire ulteriori diseguaglianze tra Paesi ricchi e poveri nella gestione delle loro risorse.
Tuttavia il trattato rimane fondamentalmente una cornice normativa, che fornisce un quadro di riferimento all’interno del quale gli Stati possono lavorare per raggiungere gli obiettivi sopra citati. Di conseguenza le sue ricadute pratiche rimangono incerte e l’attuazione di questi obiettivi di protezione dipenderà dal comportamento degli Stati.
Gli ottimisti diranno che una casa si costruisce dalle fondamenta e che questo è un primo, essenziale mattone. I pessimisti che tante belle parole servono a poco. Ne riparliamo tra 20-30 anni…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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