Coldiretti: “Fino a ieri l’obbligo era in vigore solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati, che l’Italia importa dalla Cina per 92 milioni di chili all’anno”.
Un nuovo passo importante verso l’informazione più completa ai consumatori: etichette trasparenti non solo per passata ma anche per pelati, polpe, sughi e concentrati. E’ entrato in vigore ieri con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale per l’indicazione di origine obbligatoria su conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro, firmato dal Ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina di concerto con quello dello sviluppo economico Carlo Calenda.
Soddisfatta la Coldiretti: “Fino a ieri l’obbligo di etichettatura di origine era in vigore in Italia solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati, che l’Italia importa dalla Cina per un totale di 92 milioni di chili all’anno, che riportato al fresco significa attorno il 20% della produzione nazionale. Un fiume di pomodoro che viene poi spacciato nel mondo come italiano per la mancanza di un sistema di etichettatura di origine obbligatorio”.
A partire da oggi le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicati in etichetta sia il Paese di coltivazione del pomodoro che il Paese di trasformazione. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Per consentire lo smaltimento delle scorte i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti, purché immessi sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore del decreto, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.
Anche il mondo agricolo toscano aspettava questa decisione con ansia. “Seppure calata nel corso degli ultimi anni, la produzione di pomodoro da industria interessa in modo significativo alcune aree della Toscana – dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – soprattutto nelle province di Grosseto, Arezzo, Siena e Livorno, dove si trovano oltre 2.200 ettari investiti a pomodoro che interessano 400 imprese agricole. Bene ha fatto il nostro Paese a decidere di non attendere l’Unione Europea facendo da apripista nel processo finalmente avviato anche in Europa di informazione al consumatore. I cittadini devono poter conoscere con chiarezza l’origine dei prodotti di base degli alimenti che consumano”.
Fonte: Coldiretti Toscana
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