Quelle che hanno sforato più spesso nell’ultimo quinquennio. Piana lucchese, Figline, Osmannoro e Viareggio (per lo spray marino) al centro di un progetto coordinato da Regione e Università.
di Gabriella Congedo
Tracciare un identikit del PM 10 in Toscana per capire da dove vengono le famigerate polveri sottili e come sono composte: è l’obiettivo del progetto PATOS (Particolato Atmosferico in TOScana), varato i primi di marzo con delibera regionale. Tra le prime azioni previste, mettere sotto osservazione speciale le località dove la situazione è più critica.
Le polveri fini, denominate PM10 (diametro inferiore a 10 µm), sono particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo e possono presentarsi allo stato solido o liquido. La pericolosità per la salute è dovuta anzitutto alla capacità che hanno di fissare sulla superficie sostanze con proprietà tossiche come solfati, nitrati, metalli e composti volatili.
PATOS dovrà identificare la composizione chimica del PM 10 e capire da dove arriva. Tutti sanno quali sono le cause legate alle attività umane: riscaldamento domestico, traffico veicolare, attività industriale. Ma le sorgenti delle polveri fini possono essere anche naturali: erosione del suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini, terra e sale marino alzati dal vento (il cosiddetto aerosol o spray marino).
Oltre a farne l’identikit e cercare l’origine, PATOS studierà le variazioni del PM 10 nel tempo in funzione anche degli interventi previsti dal Piano regionale per la Qualità dell’aria (PRQA) in modo da verificarne l’efficacia e poter, se necessario, aggiustare il tiro.
Un’attenzione speciale sarà riservata ad alcuni siti che hanno sforato molte volte il limite giornaliero del PM10 nell’ultimo quinquennio.
In questa poco invidiabile classifica al primo posto figura la Piana lucchese, l’area toscana con maggiore criticità, e la stazione oggetto di monitoraggio sarà quella di Lucca-Capannori. Gli ultimi approfondimenti sulle sorgenti di PM10 in questa zona risalgono al 2006-2007 e quindi, vista la situazione, è sembrato necessario prevedere un aggiornamento dei dati.
Il secondo sito di superamento è Firenze – Figline nel Valdarno superiore, dove fino a oggi non sono stati condotti studi di approfondimento.
C’è poi Lucca – Viareggio, in questo caso per valutare il contributo naturale derivante dell’aerosol marino. E infine non poteva mancare la Piana fiorentina all’Osmannoro, già studiata e monitorata anche in tempi recenti.
Il progetto, in particolare nelle postazioni di Lucca – Capannori e Firenze Figline, prevede il campionamento del PM10 per 24 ore, a giorni alterni, per un anno intero. Un’enorme quantità di dati che sarà poi sottoposta ad analisi chimica e permetterà di applicare in modo statisticamente significativo le metodologie per identificare e quantificare le sorgenti, anche su base stagionale.
Per coordinare le attività e confrontarsi periodicamente sugli esiti della ricerca la Regione ha istituito un tavolo tecnico al quale parteciperanno la Regione stessa, il Dipartimento di Chimica “Ugo Shiff” dell’Università di Firenze, l’Istituto nazionale di Fisica nucleare di Firenze, ARPAT e LaMMA.
I compiti saranno così distribuiti: all’Università e all’Istituto nazionale di Fisica nucleare il campionamento, le analisi chimiche, l’elaborazione dati e l’analisi statistica per l’identificazione delle sorgenti; ad ARPAT il supporto logistico e tecnico; Consorzio LaMMA si occuperà infine dell’aspetto meteorologico durante il periodo del campionamento, necessario per l’identificazione delle sorgenti.
Polveri fini, quali effetti sulla salute
Molti studi hanno dimostrato oltre ogni dubbio che quanto più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria, tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Gli effetti di tipo acuto sono legati a un’esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma o indebolire il funzionamento del sistema cardiocircolatorio.
Gli effetti di tipo cronico dipendono, invece, da un’ esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica. Per i soggetti sensibili, cioè le persone già affette da patologie polmonari e cardiache o asmatiche, è più che probabile un peggioramento e uno scatenamento dei sintomi.
Fonte: ARPAT
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