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Piombo nelle zone umide: mentre chiude la stagione della caccia l’Italia rischia condanna dell’Ue

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Lipu: “Governo e parlamento spingono su norme più permissive e delegittimazione di Ispra. Lo scontro dei prossimi mesi sarà ancora più duro”.

 

di Gabriella Congedo
30 gennaio 2025

Mentre chiude la stagione della caccia (oggi, 30 gennaio) l’Italia si avvia a grandi passi verso una procedura d’infrazione europea per non aver rispettato il divieto di usare munizioni al piombo nelle zone umide previsto dal Regolamento Europeo 2021_57.  A mettere il dito sulla piaga è la Lipu BirdLife Italia che rimarca come la stagione venatoria 2024/2025 sia stata caratterizzata ancora una volta da una lunga serie di infrazioni alle direttive comunitarie come la direttiva Uccelli, iniziative parlamentari pro deregulation ma anche dalla svolta verso un nuovo deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea. 

Lo scorso novembre infatti la Commissione europea ha comunicato al Governo italiano di aver avviato la seconda fase della procedura d’infrazione in materia di controllo faunistico e mancato divieto all’utilizzo di munizioni contenenti piombo nelle zone umide  (leggi qui l’articolo). Una situazione che, in assenza di correttivi, vedrà il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia e il relativo giudizio. Con il rischio di multe salatissime che costeranno care ai cittadini italiani.

Caccia in periodi vietati per specie come tordi, cesene e uccelli acquatici; sentenze del Tar non rispettate; proposte in Parlamento di deregulation venatoria e delegittimazione del ruolo dell’Ispra. L’Italia della caccia, pur in declino socioculturale, non smentisce la propria tendenza alla violazione delle regole” è l’amaro commento della Lipu che assegna la maglia nera a Provincia autonoma di Trento, Umbria, Calabria e Puglia.

Come se tutto questo non bastasse, aggiunge l’associazione, Governo e Parlamento spingono su norme più permissive: alcuni parlamentari hanno messo le mani sulla legge 157/92 per indebolire i ricorsi alla giustizia amministrativa e stanno lavorando per sottrarre all’Ispra le competenze in materia di tutela della fauna e affidarle a un istituto sotto il controllo del ministero dell’Agricoltura.

Il quadro sconfortante della caccia italiana – dichiara Giovanni Albarella, responsabile Antibracconaggio e attività venatoria della Lipu dice di un fenomeno che, proprio perché al crepuscolo sociale e culturale, non ha più timore di apparire estremo. Nei prossimi mesi assisteremo a tentativi ancora più gravi sotto forma di attacchi alla scienza, agli uccelli selvatici e all’Europa. Questo raddoppierà i nostri sforzi per fermare una deriva che dura da decenni”.