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Piante in classe per studiare meglio, la sperimentazione all’Istituto Agrario di Firenze

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Foto Coldiretti Toscana

Il test partito in 4 classi. Un progetto unico in Italia di Coldiretti Toscana e CNR per contrastare l’inquinamento indoor negli ambienti scolastici.

 

di Iacopo Ricci
24 febbraio 2024

FIRENZE – Piante in classe per migliorare la qualità dell’aria e rendere la vita a scuola più piacevole e rilassante. È partita la seconda fase del progetto “Piante in classe” di Coldiretti Toscana e dall’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBE—CNR) sulla sindrome dell’edificio malato per monitorare l’inquinamento indoor in quattro classi dell’Istituto Agrario di Firenze. Si tratta di un progetto unico a livello nazionale.

L’esperimento, che ha coinvolto lo scorso anno scolastico l’Istituto alberghiero Saffi di Firenze, sta dimostrando che l’introduzione di alcune specifiche varietà di piante da interno come la sanseveria, la chamadorea, la yucca, il ficus e la schefflera nelle aule scolastiche può migliorare sensibilmente la qualità dell’aria respirata dagli studenti, rendere gli ambienti più piacevoli e rilassanti e favorire la concentrazione, e dunque l’apprendimento.

Un nemico silenzioso

Bambini e ragazzi, che trascorrono molte ore in aula, sono tra i più colpiti dalle conseguenze dell’inquinamento indoor. È la cosiddetta sindrome dell’edificio malato che accomuna scuole, uffici, ospedali e ambienti al chiuso in generale. Spazi dove i nemici si chiamano formaldeide, benzene, xilene, toluene, tetracloroetilene: inquinanti che si trovano per esempio nella colla del pavimento, in arredi e rivestimenti, vernici, fotocopiatrici, stampanti e computers. Possono causare stanchezza, mal di testa, difficoltà di concentrazione.

L’esperimento

Il test coinvolge quattro classi dell’Istituto Agrario di Firenze al cui interno sono state installate delle centraline di rilevamento che dovranno monitorare lo stato della qualità dell’aria che respirano i ragazzi: in due aule sono state introdotte piante in vaso di specie già riconosciute nell’ambiente scientifico come filtri naturali, in altre due invece non c’è alcuna pianta. Due aule si trovano nelle immediate vicinanze del traffico veicolare, quindi più esposte allo smog mentre le altre due sono all’interno del parco dell’Istituto.

Le specie utilizzate per l’allestimento sono soprattutto sansevieria, piccole palme (Chamaedorea) e piante più grandi come schefflera, ficus e yucca. Si è avuta cura di disporre le piante all’interno delle aule-pilota sulla base non solo dell’esposizione alla luce ma anche del risultato estetico finale, in modo da creare ambienti più accoglienti che favoriscano la concentrazione e riducano stress e stati ansiosi.

I risultati della prima fase

L’obiettivo della nuova indagine è convalidare i risultati della prima sperimentazione all’Istituto Alberghiero Saffi di Firenze. In quel caso il monitoraggio della qualità dell’aria nelle aule effettuato con centraline dotate di sensori per rilevare temperatura e umidità dell’aria, anidride carbonica (CO2), PM2,5 e composti organici volatili ha dimostrato come le piante abbiano migliorato la qualità dell’aria riducendo di circa il 20% la concentrazione di CO2, con punte anche del 75%, e del 15% quella delle polveri sottili PM2,5. Risultati definiti dai ricercatori ben al di sopra delle aspettative.
Il progetto si propone questa volta, oltre che di confermare la capacità delle piante di depurare l’aria, anche di capire in quale misura a seconda dell’esposizione degli ambienti.

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