Attualità

Piante in classe per studiare meglio, la prima sperimentazione in una scuola di Firenze

Piante-in- classe_Toscana-ambiente
Foto Coldiretti Toscana

Il test in alcune classi dell’Istituto alberghiero Saffi. Le piante hanno migliorato la qualità dell’aria riducendo la concentrazione di CO2 e polveri sottili. 

 

di Iacopo Ricci
27 aprile 2023

FIRENZE – Per prima la Nasa aveva scoperto che alcune varietà di piante potevano rendere più pulito l’ambiente all’interno delle stazioni spaziali. Lo stesso principio è stato applicato in alcune classi dell’Istituto Alberghiero Saffi di Firenze. È la prima volta in Italia che una sperimentazione del genere viene condotta in ambiente scolastico. Il nemico silenzioso che mette in pericolo la nostra salute è l’inquinamento indoor.

L’esperimento, condotto da Coldiretti Toscana e dall’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBE—CNR) con il sostegno della Regione Toscana, sta dimostrando che l’introduzione di alcune specifiche varietà di piante da interno come la sanseveria, la chamadorea, la yucca, il ficus e la schefflera nelle aule scolastiche può migliorare sensibilmente la qualità dell’aria respirata dagli studenti, rendere gli ambienti più piacevoli e rilassanti e favorire la concentrazione, e dunque l’apprendimento.

Salute dei giovani a rischio

Bambini e ragazzi, che trascorrono molte ore in aula, sono tra i più colpiti dalle conseguenze dell’inquinamento indoor. È la cosiddetta sindrome dell’edificio malato che accomuna scuole, uffici, ospedali e ambienti al chiuso in generale. Spazi dove i nemici si chiamano formaldeide, benzene, xilene, toluene, tetracloroetilene: inquinanti che si trovano per esempio nella colla del pavimento, in arredi e rivestimenti, vernici, fotocopiatrici, stampanti e computers. Possono causare stanchezza, mal di testa, difficoltà di concentrazione.

L’esperimento

Il test ha coinvolto quattro classi dell’Istituto alberghiero fiorentino con le medesime caratteristiche: in due sono presenti una quarantina di piante in vaso di diverse specie già riconosciute nell’ambiente scientifico come filtri naturali, in altre due invece non cè alcuna pianta.
Le specie utilizzate per l’allestimento sono state soprattutto sansevieria, piccole palme (Chamaedorea) e piante più grandi come schefflera, ficus e yucca. Si è avuta cura di disporre le piante all’interno delle aule-pilota sulla base non solo dell’esposizione alla luce ma anche del risultato estetico finale, in modo da creare ambienti più accoglienti che favoriscano la concentrazione e riducano stress e stati ansiosi.

I risultati

Il monitoraggio della qualità dell’aria nelle aule, effettuato con le nuove centraline Airqino-indoor, apparati innovativi sviluppati dal CNR IBE in collaborazione con TEA-group srl, e dotati di sensori per rilevare temperatura e umidità dell’aria, anidride carbonica (CO2), PM2,5 e composti organici volatili, ha dimostrato come le piante abbiano migliorato la qualità dell’aria riducendo di circa il 20% la concentrazione di CO2, con punte anche del 75%, e del 15% quella delle polveri sottili PM2,5. Risultati definiti dai ricercatori ben al di sopra delle aspettative.
I risultati della sperimentazione sono veramente incoraggianti – ha detto Giorgio Matteucci, direttore IBE-CNR – Abbiamo messo insieme ricerca applicata e monitoraggio avanzato anche con sistemi autocostruiti. Proseguiremo quest’attività che ci vede impegnati nel trasferire i risultati della ricerca nella vita di tutti i giorni”.

xxx

Tags