Piemonte, Toscana e Lombardia vincono il podio della biodiversità. Fra i coordinatori della ricerca, durata 15 anni, Lorenzo Peruzzi del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.
PISA – Piemonte, Toscana e Lombardia vincono il podio della biodiversità per quanto riguarda il numero di piante autoctone. È questo uno dei dati emersi dalla pubblicazione sulla rivista internazionale “Plant Biosystems” dell’elenco aggiornato e completo delle piante spontanee che crescono nel nostro Paese. A realizzare l’impresa è stato un nutrito gruppo di studiosi coordinato da Lorenzo Peruzzi dell’Università di Pisa, Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino.
“Si è trattato di un lavoro corale compiuto grazie alla collaborazione di 51 ricercatori, italiani e stranieri, e durato quasi 15 anni – racconta Lorenzo Peruzzi – un’opera fondamentale per conoscere e tutelare la biodiversità dei territori realizzata senza finanziamenti specifici”.
Dunque, come emerge dall’inventario pubblicato, la flora vascolare autoctona d’Italia (ossia felci e affini, conifere e piante a fiore) conta oggi 8.195 specie e sottospecie, di cui 1.708 endemiche (cioè esclusive del territorio italiano) e 26 probabilmente estinte. Con questi numeri, l’Italia si colloca al primo posto in Europa e seconda solo alla Turchia per l’intero bacino del Mediterraneo, una delle aree a maggiore biodiversità nel mondo. Più in dettaglio, per quanto riguarda le regioni italiane, il maggior numero di piante autoctone è in Piemonte (3464) seguito da Toscana (3370) e Lombardia (3272).
Insieme a Brunello Pierini, un valente e appassionato botanico dilettante, insegnante di chimica in pensione, e a Francesco Roma-Marzio, dottorando in Biologia presso l’Ateneo pisano, Lorenzo Peruzzi ha curato la parte relativa alla flora toscana, mentre con Giovanni Astuti, ricercatore del dipartimento di Biologia, ha trattato la tassonomia e distribuzione in Italia delle Lentibulariaceae, una famiglia di piante carnivore.
“Negli ultimi anni – conclude Peruzzi – le esplorazioni sul campo, la stesura di elenchi regionali e gli studi comparativi sulla flora italiana sono notevolmente aumentati e tuttavia, per numerose specie, ci sono ancora notevoli lacune di conoscenza. Per questo motivo, l’inventario che abbiamo pubblicato servirà come base per ulteriori ricerche botaniche”.
Fonte: Università di Pisa
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