Rifiuti e riciclo

Piano regionale dell’Economia circolare, non sono tutte “rose e fiori”

Rossano Ercolini e Monia Monni.
Rossano Ercolini e Monia Monni.

L’atto approvato dal Consiglio regionale non soddisfa pienamente Legambiente e riceve un duro attacco da parte di Rossano Ercolini.

 

Redazione
16 gennaio 2025

FIRENZE – L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione i materiali di cui è composto vengono riutilizzati all’interno di un ciclo produttivo generando ulteriore valore. I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”.

Il Piano di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati – Piano Regionale dell’Economia Circolare (PREC) della Regione Toscana è stato approvato ieri dal Consiglio Regionale dopo un iter durato quasi tre anni e mezzo. L’atto, su cui l’assemblea regionale ha discusso per due giorni, ha incassato 24 voti favorevoli (Pd e Iv) e 11 contrari (FdI, FI, Lega e M5s).

I principali obiettivi strategici del PREC, ha spiegato l’assessora all’Ambiente Monia Monni, sono la riduzione dei rifiuti urbani del 5% (rispetto al 2019) e il miglioramento quali-quantitativo delle raccolte differenziate per conseguire gli obiettivi nel medio periodo del 75% di raccolta differenziata al 2028 e dell’82% al 2035: “Autosufficienza e sostenibilità del sistema saranno assicurate grazie alla realizzazione della nuova impiantistica per il riciclo e recupero che si concretizzerà indicativamente dall’anno 2028. Quindi, nei prossimi anni, si dovrà fare ricorso agli impianti esistenti, discariche comprese”. E’ previsto anche il perfezionamento di nuove filiere di trattamento per il recupero di materia.

Legambiente Toscana esprime soddisfazione ma sottolinea un certo squilibrio territoriale, che porta a una migrazione di fatto dei rifiuti urbani dal centro verso la costa spiegano Maria Rita Cecchini e Stefano Donati e anche “la carenza di un’adeguata impiantistica di chiusura del ciclo gestionale, ciclo che, nonostante tutti gli sforzi compiuti, continua a vedere come prevalente il ricorso alla discarica e agli inceneritori, mettendo in secondo piano e in subordine lo sviluppo di tecnologie nuove e alternative per il trattamento dei decadenti (i rifiuti che eccedono dall’esclusivo trattamento meccanico)”.

Tra i limiti da segnalare, continua Legambiente, il PREC non sembra prestare troppa attenzione alla differenza che sussiste fra percentuale di raccolta differenziata e percentuale effettiva di riciclo o recupero: Pochi sanno infatti che la stessa raccolta differenziata genera scarti e il riciclo effettivo ancor di più”.

Dure critiche arrivano invece da Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy: “Non si parli di economia circolare, gli impianti come l’ossicombustore previsto a Peccioli o i prodotti chimici da rifiuto (“waste to chemical”) sono in aperto contrasto con i principi normativi dell’Unione Europea in materia di impiantistica dei rifiuti”. E sulle discariche, aggiunge, non c’è chiarezza: “Da un lato la Regione demonizza le discariche ma poi ne prevede l’ampliamento. Nel Piano non c’è un riferimento alla riduzione dei rifiuti né alle buone pratiche, altrimenti non ci sarebbe materia da bruciare negli impianti di Eni e di altri grandi gruppi”.

Per Ercolini l’ossicombustore in questione rappresenta un “inceneritore sotto mentite spoglie” poiché non chiude nessun ciclo dei rifiuti producendo un rifiuto vetrificato che a tutti gli effetti può essere classificato come scorie di combustione, potenzialmente definibile come un nuovo keu: “L’operazione che RetiAmbiente vorrebbe far avallare dai Comuni si configura avventata per i suoi impatti sanitari e ambientali in un contesto come quello dell’intera Valdera già pesantemente penalizzato dalle discariche Belvedere SpA e dalle altre due che si vorrebbe addirittura ampliare”.

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