Inquinamento

PFAS, 70 associazioni scrivono ai sindaci toscani per chiederne la messa al bando

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Immagine da Greenpeace Italia

Si chiede agli enti locali di fare pressione sul Governo nazionale affinchè venga emanata al più presto una legge che ne proibisca la produzione e il consumo. 

 

15 settembre 2024

Dopo l’inchiesta di Greenpeace che ha confermato come l’inquinamento da PFAS sia diffuso in numerose zone della Toscana una rete di 70 associazioni e comitati ha scritto a sindaci, consigli comunali e gruppi consiliari della Toscana. La richiesta è di deliberare per chiedere al Governo una legge che proibisca la produzione e l’uso di questi inquinanti, impossibili da degradare ed estremanente dannosi per la salute umana.  Di seguito il loro comunicato.

Davvero molte sono le associazioni e i comitati della Toscana, comprese alcune organizzazioni nazionali, che hanno sottoscritto una lettera congiunta (suffragata da documentazione specifica) in cui si chiede ai Sindaci, ai Consigli comunali e ai Gruppi Consiliari dei Comuni della Toscana, di affrontare il problema delle sostanze alchiliche per- e polifluorurate (PFAS).

I PFAS sono un ampio gruppo di oltre 10 mila molecole di sintesi, non presenti in natura e prodotte solo dalle attività umane economiche, utilizzate in numerosi processi industriali e per la realizzazione di diversi prodotti di uso comune. Sono definiti “inquinanti eterni” per la loro stabilità chimica impossibile da degradare, possono percorrere lunghe distanze nell’ambiente (es. attraverso l’aria, l’acqua, la polvere), entrare nella catena alimentare e persistere anche nell’organismo umano senza subire alcuna degradazione.

Hanno effetti nocivi sul fegato, sulla tiroide, provocano obesità, infertilità e cancro, sono interferenti endocrini e possono essere trasmessi dalla madre al nascituro durante la gravidanza e con il latte materno durante l’allattamento, come accade anche per le diossine e furani, per cui le madri con un alto tasso di PFAS nel sangue sono costrette per il bene del bambino a rinunciare a un atto così importante legato alla maternità.

In Italia manca una legge nazionale che limiti o meglio vieti la presenza di PFAS nelle acque potabili e solo dal gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2184/2020 che limita a 100 ng/l (nanogrammi per litro) la somma di 24 molecole appartenenti all’ampio gruppo di queste sostanze, mentre in Danimarca la concentrazione di sicurezza è stata fissata a 2 ng/l, in Svezia e nella regione belga delle Fiandre il valore raccomandato è di 4 ng/l e negli Stati Uniti è stata fissata a 4 ng/l per PFOA e PFOS.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nel 2022 aveva proposto un limite di 100 ppt (Parti per trilione) per i PFAS, sta rivedendo le linee guida degli inquinanti nell’acqua potabile e ha costituito un nuovo gruppo consultivo proprio sulla valutazione delle sostanze per-e polifluoroalchiliche.

Inoltre, nel 2020 l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito una soglia massima di assunzione settimanale per la somma di quattro molecole (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS) pari a 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo. Fa riflettere che, partendo da tale riferimento, a un bambino dal peso di 10 kg basterebbe bere 4,5 litri di acqua contaminata con 10 nanogrammi di PFOA (PFOS, PFNA o PFHxS) a settimana per ingerire una quantità ritenuta dannosa per la salute.

Movimenti di forte pressione della cittadinanza sono nati nel corso di quest’ultimo decennio in Veneto, in Lombardia e in Piemonte. In Toscana la preoccupazione per queste sostanze chimiche è nata dopo che Greenpeace Italia ha eseguito campionamenti indipendenti, che hanno interessato diversi corsi d’acqua, per provare a individuare l’impatto nei vari distretti industriali (tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico) come fonti di contaminazione da PFAS (vedi Report Greenpeace).
Questa indagine, seppur necessiti di ulteriori approfondimenti, non fa che confermare quanto già riscontrato da ARPAT e CNR-IRSA negli anni scorsi: l’inquinamento da PFAS è diffuso in numerose zone della Toscana.

In base ai dati raccolti da ARPAT in Toscana nel 2022 i PFAS erano presenti nel 76% delle acque superficiali, nel 36% delle acque sotterranee e nel 56% dei campioni di biota (animali) monitorati e in considerazione che Arpat monitora abitualmente solo le sei molecole incluse nei decreti già vigenti in Italia ci sembra che il dato potrebbe essere preoccupante. La presenza di PFAS e le concentrazioni misurate sono state confrontate con gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) e nelle acque superficiali vi è un superamento degli SQA compresi tra il 31 e l’87%.

Inoltre fino a pochi mesi fa si era ritenuto che i PFAS fossero presenti nell’acqua potabile solo in alcune zone del Paese, in particolare nel Veneto e in Provincia di Alessandria, soprattutto intorno al polo chimico di Spinetta Marengo. Stante la situazione, riteniamo che la conoscenza puntuale e dettagliata dello stato di contaminazione dell’acqua potabile – dichiarano i vari membri della rete – sia elemento imprescindibile al fine di sviluppare le necessarie azioni a tutela della salute pubblica.
È per questo che è stata inviata via Pec una missiva ai Sindaci, ai Consigli comunali e ai gruppi consiliari di tutti i Comuni della Toscana in quanto su tale materia sono responsabili.

Con l’auspicio che il Governo nazionale emani al più presto una legge che proibisca la produzione e il consumo dei PFAS (vedi I sette capisaldi di una legge nazionale che vieti i PFAS) si sollecitano gli organismi comunali competenti ad approvare una mozione (vedi proposta di mozione al Consiglio comunale) in cui si chiede una legge urgente per mettere al bando i PFAS o, come minimo, regolamentarne l’uso.

Consapevoli che l’emanazione di una legge non è certo di competenza dei Comuni è tuttavia essenziale, in questa fase, una presa di posizione da parte delle amministrazioni e dei rappresentanti politici, anche in relazione al fatto che i sindaci hanno un ruolo non di secondo piano in materia di sanità pubblica.
La sopracitata mozione è nata dalla collaborazione di movimenti spontanei di cittadini e associazioni ed è già stata presentata e approvata in molti consigli comunali nel Veneto e nel Piemonte (zone particolarmente colpite dall’inquinamento da PFAS) e fatta propria dalle nostre associazioni.

Si chiede inoltre ai Sindaci e alle Giunte comunali di impegnarsi a:

  • richiedere al proprio gestore del servizio idrico e alla propria Azienda Usl di riferimento

– la quantificazione della somma di PFAS nell’acqua destinata al consumo umano nel proprio Comune, di cui all’allegato III, parte B, punto 3 della direttiva europea 2184/2020,
– l’analisi dell’acqua potabile, o dell’acqua in bottiglia, erogata nelle scuole pubbliche presenti nel Comune,

  • rendere pubbliche integralmente le risultanze provenienti dal gestore del servizio idrico e dalla Azienda Usl di riferimento e, eventualmente da indagini effettuate in autonomia dal Comune stesso, circa la quantificazione della presenza delle singole sostanze PFAS, e di farne capillare pubblicità, attraverso tutti i canali istituzionali, al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione circa la qualità dell’acqua consumata,
  • richiedere alla Regione Toscana di varare un piano di monitoraggio capillare su tutto il territorio regionale al fine di accertare il reale stato di contaminazione delle acque destinate al consumo umano.

I FIRMATARI
Forum Toscano Movimenti per l’Acqua ODV – Associazione per i Diritti dei Cittadini – Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura – Forum Ambientalista Toscano – Comitato Trasparenza per Empoli – ISDE Italia Associazione Medici per l’Ambiente – Zero Waste Italy – Medicina Democratica Nazionale – Magliette Bianche Italiane – European Consumer – Rete No Rigass No GNL Nazionale – GUFI, Gruppo Unitario Foreste Italiane – Associazione Senza Confini – BioDistretto del Montalbano – VAS Vita, Ambiente e Salute Onlus –  Alleanza per i beni comuni Pistoia – No Tunnel TAV Firenze – Vivere in Valdisieve – I’Bercio Loro Ciuffenna – La Libellula, Gruppo per l’ambiente Valle del Serchio – IBS-Inter-rete Beni comuni e Sostenibilità – Associazione Don Lorenzo Milani Calenzano – Associazione Livorno Porto Pulito –  Associazione per la Valdambra – Associazione per i Diritti dei Cittadini sede di Montepulciano Siena – Alterpiana Firenze Prato Pistoia – Assemblea Permanente No Keu – Apuane Libere – Comitato Apuano salute ambiente provincia di Massa Carrara – Comitato Acqua Pubblica Arezzo – Acqua Bene Comune Pistoia – Acqua Bene Comune Valdarno – Comitato Trasparenza per Rosignano – Comitato dei cittadini per la chiusura di ex Cava Fornace, Montignoso – Comitato Acqua alla gola Massa – Comitato Ambientale di Casale – Collesalviamo l’Ambiente – Comitato per un altro raddoppio – Comitato “Le Vittime di Podere Rota” – Comitato Alberi Viale IV Novembre Empoli – Comitato dalla parte del Cittadino Forte dei Marmi – Comitato Valdisieve – Comitato per la Tutela del Crinale Mugellano – Crinali liberi – No Cubone Livorno – Difensori della Toscana Casole d’Elsa – Legambiente Circolo Pistoia – Medicina Democratica Firenze – Centro Culturale La Pietra Vivente Massa – Centro d’Iniziativa Enrico Berlinguer AR – Circolo Laudato Si’ Pontedera Valdera – Circolo Laudato Si’ San Giovanni Valdarno – Crisoperla biologica e solidale  – Coordinamento provinciale rifiuti zero Livorno – Coordinamento per la difesa del Parco Pertini e dell’Ospedale Storico Livorno – Extinction Rebellion Prato – InMezzoallAutostrada – La Piana contro le nocività-Presidio Noinc Noaereo – Magliette Bianche di Massa e Carrara, Mamme di “News s Tutto Gas” – Marcignana non si piega – Obiettivo Periferia Pistoia – Orto per Orto – Orto Collettivo di Calenzano – Prato Social Forum – Pro Bisenzio – Rete Toscana in Movimento – Terra Libera Tutti Reggello – Unione Inquilini Pisa Sezione Valdarno Inferiore – Unione Speleologica di Calenzano – Valdisieve in Transizione – Valdelsa Attiva

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