Pubblicato report per il triennio 2019-2021. Esaminati 63 corpi idrici in 400 stazioni, aumenta la presenza di inquinanti di origine industriale.
di Gabriella Congedo
12 aprile 2023
Lo stato di salute delle acque sotterranee in Toscana è peggiorato negli ultimi anni. È quanto emerge dai risultati – resi noti in questi giorni da ARPAT – del monitoraggio chimico dei corpi idrici sotterranei nel triennio 2019-2021. Per la definizione del buono stato chimico la norma europea di riferimento è la Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE.
Cosa sono i corpi idrici sotterranei? Si tratta, spiega l’agenzia, di “porzioni di acque del sottosuolo che presentano caratteristiche simili sia dal punto di vista delle proprietà fisiche naturali, sia dal punto di vista delle pressioni antropiche a cui risultano sottoposte”. Acque che dovrebbero “rimanere protette dalle fonti inquinanti presenti in superficie” e rappresentare “la risorsa idropotabile per eccellenza, spesso già disponibile al consumo umano con minime necessità di trattamenti e disinfezioni”. Ma a quanto pare non è sempre così.
Nel triennio 2019/2021 Arpat ha esaminato in Toscana 63 corpi idrici in 400 stazioni di monitoraggio e alla fine del triennio ha elaborato una media per ciascuna delle 400 stazioni.
Risultato: lo stato chimico di falde e sorgenti è peggiorato rispetto al triennio precedente (2016-2018). Diminuiscono dal 19 al 14% i corpi idrici classificati in stato “buono”, dal 12 all’6% quelli in stato “buono fondo naturale”. Parallelamente aumenta la percentuale dei corpi idrici in stato “buono scarso” locale (dal 37% al 45%) così come la percentuale assoluta dello stato “scarso” che sale dal 32 al 35%.
“Gli inquinanti responsabili dello stato scarso e buono scarso localmente – sottolinea l’agenzia regionale – sono da ricondurre a contaminazioni di tipo urbano, industriale e agricolo oltre che ad alterazioni del fondo naturale originate da uno stato di stress quantitativo legato alla mancanza di acqua”.
Sugli inquinanti che passano nel sottosuolo Arpat ci dà una notizia buona e una cattiva. È diminuita la concentrazione di nitrati, derivati per lo più dalle attività agricole. Una tendenza in atto da diversi anni. In compenso aumentano inquinanti diffusi e persistenti come tricloroetilene e tetracloroetilene, di origine industriale e gli alometani di origine urbana.
Arpat conferma poi la correlazione tra periodi molto piovosi e peggioramento dello stato chimico delle acque sotterranee. In pratica, la ricarica della falda che avviene con le piogge comporta un maggior trasferimento di inquinanti dalla superficie al sottosuolo.
L’aumento di composti come tricloroetilene e tetracloroetilene riscontrato più o meno in tutta la Toscana sta a indicare “l’esistenza e permanenza di probabili fonti primarie e secondarie relativamente superficiali in grado di diffondersi e determinare condizioni di pericoloso inquinamento diffuso”.
Tra i corpi idrici sotterranei già considerati “a rischio” si conferma la cattiva qualità della falda nelle aree industriali e fortemente urbanizzate (Firenze, Prato) e in aree ad alta vocazione agricola come la Valdichiana. In questi ultimi casi, spiega l’agenzia, la contaminazione ha origine da fitofarmaci e nitrati. E qui, come si può vedere, niente di nuovo sotto il sole.
Il report completo si può consultare a questo link.
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