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Pasta e riso, benvenuta etichetta. Il D-day scatta il 17 febbraio

Foto Coldiretti
Foto Coldiretti

Coldiretti Toscana: “Ma resta ancora da etichettare con l’indicazione dell’origine 1/4 della spesa alimentare degli Italiani, dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane”.

Nell’anno internazionale del Cibo italiano nel mondo non poteva mancare una buona notizia per gli estimatori del piatto forte della dieta mediterranea: la pasta. Con un pacco di pasta italiana su tre che è fatto con grano straniero senza alcuna indicazione per i consumatori, arriva l’etichetta d’origine per avere finalmente chiarezza su quello che è il prodotto simbolo del made in Italy. Ad affermarlo è la Coldiretti, che alla Fieragricola di Verona ha mostrato in anteprima le prime confezioni di pasta, ma anche di riso, con l’indicazione della provenienza, a due settimane dall’entrata in vigore del decreto che metterà in trasparenza quello che i cittadini portano in tavola.

“Una novità che è il risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti – spiega Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana – con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere il Granaio Italia contro l’invasione di prodotto straniero, spesso di bassa qualità e trattato con sostanze vietate nel nostro Paese –- e contro le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione, con una drastica riduzione delle semine e il rischio di abbandono di 2 milioni di ettari coltivati situati spesso in aree marginali”.

 Nel 2017 – dicono da Coldiretti – la superficie coltivata a grano in Toscana è scesa a 80.000 ettari, 57.000 a grano duro e 23.000 a grano tenero. Quest’anno la produzione è crollata del 40% e le semine del 26%. Con costi di circa 700 euro a ettaro (tra lavorazioni, sementi, diserbanti, concimi, trebbiatura) il punto di pareggio è intorno ai 280 euro a tonnellata, ancora lontano dai 240 euro registrati lo scorso anno.

Secondo quanto prevede il decreto, dal 17 febbraio le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le diciture: Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non UE. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.
L’obbligo di indicare l’origine in etichetta c’è anche per il riso e scatterà un giorno prima, il 16 febbraio. La confezione dovrà riportare le diciture “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”.

“L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una nostra battaglia storica – sottolinea Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, è continuato con l’ortofrutta fresca, le uova e il miele. Adesso, dopo pasta, riso e pomodoro, resta però ancora da etichettare con l’indicazione dell’origine 1/4 della spesa alimentare degli Italiani, dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio. Continueremo questa battaglia di civiltà con il sostegno di buona parte della società che ne ha compreso l’importanza”.

Fonte: Coldiretti Toscana

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