La reintroduzione di alcune specie da proteggere dovrebbe andare di pari passo con l’adozione di misure per favorire la coesistenza con l’uomo.
di Sandro Angiolini
27 novembre 2022
Colgo l’occasione di una settimana relativamente tranquilla sul fronte internazionale in merito alle notizie ambientali per dedicarmi per la prima volta a un tema estremamente importante: il nostro rapporto con la protezione della Natura.
A dirla tutta, in questa stessa settimana sono usciti due articoli sulla stampa estera che mi hanno stimolato a farlo: uno sullo spagnolo El Pais, dove si parla della crescente rilevanza per la conservazione di specie a rischio svolta da riserve naturali gestite da privati; l’altro dedicato alla reintroduzione dell’orso in Trentino, apparso sul sito dell’inglese The Guardian (con bellissime foto).
Sono entrambi argomenti controversi, per aspetti diversi. Dalle nostre parti siamo abituati ad affidare agli enti pubblici l’intera responsabilità di gestire attività e spazi destinati alla protezione degli animali, mentre in altri Paesi si vede di buon occhio anche il coinvolgimento di soggetti privati, che abbinano una finalità generale con una particolare (ricavare reddito da tutto questo).
Sul tema della reintroduzione di specie in cima alla catena alimentare naturale come lince, orso e/o lupo si sono già spesi milioni di parole. I media vanno a nozze nel promuovere confusione e disinformazione in merito. In sintesi: mentre studiosi della vita animale cercano di ricreare le condizioni ottimali per la sopravvivenza di queste specie e per il loro graduale inserimento in contesti sovente degradati dall’uomo, spesso non si presta un’adeguata attenzione a preparare il terreno e a mettere in atto misure che possano prevenire danni alle attività umane tradizionali. Questo provoca conflitti in gran parte evitabili e alimenta polemiche inutili, allontanando tutti dall’obbiettivo complessivo di una migliore coesistenza tra Umani e Animali.
Scendendo dal generale al particolare (per esempio la Toscana), giova ricordare che siamo una delle regioni con la più alta percentuale e varietà di spazi protetti di grande valore naturalistico e paesaggistico (vedi Regione Toscana – Documento operativo annuale 2022). Ma, al tempo stesso, a questo settore dedichiamo da diversi anni risorse economiche minime e non siamo riusciti a farne un vero motore dello sviluppo turistico e sociale dei territori.
I motivi sono tanti: scarso interesse da parte di politici e amministratori, ritardi e rimpalli di responsabilità tra enti diversi (soprattutto Regione e ministero dell’Ambiente), un sistema di norme e regolamentazioni complesso a cui si associano limitati controlli sul campo (es. verso bracconieri e tagli impropri dei boschi), e cittadini/imprenditori più attenti alle polemiche sui media che a sperimentare visite e altre esperienze in questo tipo di contesti.
Riusciremo a uscirne? Sinceramente non lo so, ma cominciare a fare meno polemiche e a impegnarsi di più per passare dalle semplici sigle (“Parco del…” “Riserva naturale di… “) a qualcosa di maggiormente vissuto e amato sarebbe già un bel segno. Per tutti.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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