Agricoltura

Pane e pasta, la Toscana guarda al futuro con i grani antichi

Grano Senatore Cappelli (foto Coldiretti)
Grano Senatore Cappelli (foto Coldiretti)
Circa 7.500 le imprese agricole che li coltivano, la parte del leone la fa il Senatore Cappelli. Coldiretti: merito anche dell’obbligo per la pasta di indicare l’origine in etichetta.

 

Si può parlare di un autentico boom delle semine per la coltivazione di grani antichi come il Senatore Cappelli, che nel 2017-2018 in Italia ha quintuplicato la superficie coltivata passando dai 1000 ettari 2017 ai 5000 attuali. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti divulgata in occasione del World Pasta Day che si festeggia in tutto il mondo il 25 ottobre, sulla base di dati di Consorzi Agrari d’Italia e Sis.

Il Senatore Cappelli dunque è oggi il grano duro antico più coltivato in Italia. Selezionato nel 1915, dopo essere arrivato a coprire più della metà della coltivazione di grano rivoluzionando la produzione di pane e pasta, negli anni ‘60 aveva incominciato a scomparire, tanto che vent’anni fa la produzione era scesa a meno di 10mila chili. Ma tra i grani salvati dall’estinzione ci sono anche Verna, Timilia, Russello, Saragolla e molti altri.
“Si può ritenere che la riscoperta dei grani antichi sia dovuta anche – commenta Fabrizio Filippi, neo-presidente Coldiretti Toscana nonché coltivatore e cultore di grani antichi – all’entrata in vigore in Italia dell’etichetta Made in Italy per la pasta, che obbliga a indicare la provenienza del grano utilizzato”.

Mediamente la superficie investita a grano in Toscana è di 100.000 ettari, dei quali 80.000 a grano duro e 20.000 a tenero. Tra i grani antichi coltivati in Toscana oltre 3.000 ettari sono investiti con il Senatore Cappelli e tra i grani teneri è in forte crescita il grano Verna. Sono circa 7.500 le imprese agricole interessate. La produzione di grano regionale si attesta nel complesso a 3.0 milioni di quintali.

L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – spiega Coldiretti – ha portato alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da La Molisana ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello” che fa capo al Gruppo Barilla. E avanza – continua Coldiretti – anche la produzione di grano bio, con il più grande accordo mai realizzato al mondo per quantitativi e superfici coinvolte siglato tra Coldiretti, Consorzi agrari d’Italia, Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani) e il Gruppo Casillo, che prevede la fornitura di 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato alla pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all’anno per la panificazione.

Fonte: Coldiretti Toscana

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